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Posts Tagged ‘Zenobia’

Il sogno

22 Febbraio 2010 Nessun commento

L’abitudine è figlia della pigrizia e madre della costanza M.J.de Larra

Questi tre riferimenti si riferiscono a tre diverse dimensioni. Lo spazio, la velocità e come fare soldi. O meglio:

1) l’organizzazione dello spazio (architettura ed urbanistica);

2) lo spazio-tempo della mobilità (e relativa sostenibilità) dettato dal bene/male primario di oggi: l’auto

3) l’agire dell’uomo nello spazio-tempo: il comportamento economico (e relative teorie/dottrine/ideologie/guerre).

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Un perché l’Occhio di Romolo

6 Ottobre 2006 Nessun commento

E’ inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è tra queste specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati. Italo Calvino, Le città invisibili

Si scherza, si soffre, in questa città, dove si fugge in campagna così:

GSA_Caffarella

Il parcheggio come omeopatia urbana

La motorizzazione ha modificato il paesaggio e la forma stessa della città. L’automobile produce, difatti, un effetto di diradamento. Prima la città era più compatta, circoscritta da mura, continua nella sua forma estesa, concentrata. L’auto ha determinato un curioso fenomeno, per il quale le città si è allungata come un elastico sempre più teso ed è debordata nell’hinterland, generando una rete senza limiti di ambiti urbani, un agglomerato di monadi urbanistiche, diradate e a bassa densità. Si potrebbe forse dire che l’automobile è il mezzo che porta all’esaurimento del concetto stesso di città perché la allunga, la dirada, ne cancella i limiti fisici, la trasforma in un flusso a bassa densità senza soluzione di continuità.

L’automobile, tuttavia, non si è limitata ad “allungare” la città. Ne ha modificato i caratteri fondamentali, tipici, più essenziali. I luoghi che rappresentano per antonomasia la cultura urbana sono devastati dall’automobile. Le strade sono divenute assi di scorrimento veicolare, non più luoghi di relazione; la piazza non esiste più, perchè si è trasformata in un garage a cielo aperto; il cortile sotto casa, dove i bambini giocavano anche; la città antica aveva una porta, un luogo di delimitazione delle mura, dove accedeva lo straniero, un luogo di commercio, di scambio e di informazione. Oggi la porta non c’è più, e a Roma non sappiamo più quando si arrivi davvero in città: industrie, borgate, brandelli di quartieri, abusivismo diffuso. I caratteri genetici della città sono scomparsi sotto i colpi dell’automobile, entrata in campo in maniera devastante. Le vetture anche da ferme (soprattutto da ferme?) cambiano in ogni caso i connotati urbani.

Valter Tocci, Per un Progetto Urbano, Comune di Roma