Archivio

Archivio per la categoria ‘auto’

L’idrogeno è il futuro, non le auto a batteria: lo dice Lexus

4 Ottobre 2017 1 commento

Freddezza di donna – Canto Haida

E’ bella come un fiore di montagna, questa donna,
ma fredda, fredda come la neve sotto cui è sbocciata.

Articolo illuminante da Caradvice.

Nonostante quello che avete sentito da molte grandi aziende automobilistiche e da Tesla, i veicoli elettrici non sono il futuro, e mai lo saranno – secondo Paul Williamsen, manager Lexus di comunicazione strategica globale – perché i tempi di ricarica non scenderanno mai a livelli pratici e accettabili.

È “una semplice questione chimica“, spiega il “tech-boy” dell’azienda, come si autodescrive.

Se i veicoli elettrici fossero la risposta ai nostri problemi di petrolio e smog, Lexus produrrebbe silenziose auto elettriche di lusso, ma non è così. Secondo Williamsen, l’azienda giapponese, e la sua madre gigante, Toyota, ritengono che “sia ibrido e EVs sono semplicemente tecnologie-ponte verso la soluzione finale: l’idrogeno“.

A differenza della fanatica-dell’elettrico Nissan, il piano di Toyota è di rimanere con motori a combustione interna e l’ibrido, perché “un’azienda intelligente non si preoccuperebbe di investire troppo denaro in un sistema di propulsione che non sfonderà mai e sarà in ogni caso ridondante”. Questo spiega in parte perché Toyota stia collaborando per i suoi veicoli elettrici “passerella” piuttosto che gettare tutte le proprie (considerevoli) risorse nella tecnologia.

Il problema dei veicoli elettrici è una semplice questione chimica: non riusciremo a ridurre i tempi di ricarica”, spiega Williamsen.

Ho lavorato abbastanza con le batterie per sapere che caricare velocemente una batteria è la seconda cosa peggiore che si possa fare. Ci sono due modi per abusare di una batteria: surriscaldarla o caricarla rapidamente.

Con i Supercharger Tesla non lo pubblicizzano, ma se si “supercarica” una Tesla ogni supercarica significa 20 cicli di ricarica avvicinando la fine di quella batteria. Due sovralimentazioni vogliono dire 40 cariche.

Questa è una chimica semplice; non si possono forzare gli ioni attraverso la batteria così velocemente senza causare danni.

Con l’idrogeno, abbiamo qualcosa che può rifornire una Mirai (Toyota), un Highlander, una Honda o una Hyundai per un raggio di 200 – 400 miglia (320 – 640 km ndt), in tre minuti. Comprerai questo, la tua moglie lo comprerà e pagherà circa $4 (per gallone, o 3,8 litri) per rifornirlo, il che è splendido.

Sebbene l’idrogeno si misuri in chilogrammi, Williamsen dà il costo “per gallone” come mezzo di confronto per gli acquirenti che hanno maggiore dimestichezza con i combustibili convenzionali. I 4 dollari USA per gallone è quello attualmente disponibile negli Stati Uniti, ma, una volta che le economie di scala cambiano e la domanda aumenta, il costo potrebbe diminuire ancora.

Come per i carburanti normali, il prezzo dell’idrogeno varia da regione a regione, da stazione a stazione, ma i test negli Stati Uniti e in Europa suggeriscono che riempire i 5 kg di stoccaggio della Toyota Mirai è una prospettiva di circa 60 dollari australiani (€40 ndt).

C’è attualmente solo una stazione di rifornimento di idrogeno in tutta l’Australia (presso la sede centrale di Hyundai a Sydney), ma gli Stati Uniti, o almeno la California, stanno facendo sul serio, costruendo una Hydrogen Highway di stazioni di servizio (36 di esse e stanno aumentando) da San Francisco al confine messicano (a quanto pare si imbattono in un bel muro quando arrivano lì).

Mentre ci sono molte case automobilistiche che lavorano sull’idrogeno, sia pubblicamente che altrimenti, Toyota/Lexus è sicura di essere in pole position rispetto agli altri, e che il futuro dimostrerà che era giusto costruire ibridi noiosi come la Prius (SIC!).

“È possibile realizzare un veicolo a motore a idrogeno come fonte di energia in tre modi completamente indipendenti “, spiega Williamsen. L’unico che ha senso è un ibrido idrogeno/elettrico. Questo è quello che stiamo facendo, e stiamo usando la nostra esperienza con ibrido per realizzarlo.

Se non trasformi la tua auto a idrogeno in un ibrido, stai rinunciando a tutti i vantaggi di efficienza della rigenerazione (elettrica, ndt). Quindi, sei inefficiente.

Il nostro approccio è quello di avere il modo migliore e più efficiente di utilizzare l’idrogeno, che deve essere un ibrido. Non tutte le case automobilistiche la pensano così. Possono avere un veicolo a emissioni zero avendo una cella a combustibile a idrogeno che muove direttamente l’auto, o un ICE alimentato a idrogeno, ma stanno consumando il doppio dell’idrogeno che usiamo noi.

Crediamo che un ibrido EV a celle a combustibile a idrogeno sia l’unico modo per andare avanti, così è tutto quello che costruiamo.

E la Mirai è la nostra sesta generazione di tecnologia dell’idrogeno pronta per la produzione. I cinque precedenti erano pronti per la produzione, ma non c’era una domanda sufficiente per metterli in produzione. Ma ora è possibile acquistarli “.

Si può in America, dove una Mirai ti costa oggi 57.000 US$ prima che i generosi incentivi fiscali del governo californiano di Stato entrino in vigore, altrimenti è possibile affittarla per 499 dollari al mese.

Il problema con l’idrogeno, ammette Williamsen, è che la maggior parte dei metodi di produzione sono ad oggi ancora sbilanciati sul cabonio, e questi metodi variano ampiamente da regione a regione.

In California, l’idrogeno è un sottoprodotto della raffinazione del petrolio, quindi si può avere una produzione relativamente neutra dal punto di vista del carbonio, se si assegna la colpa del carbonio al lato del petrolio”, dice.

Ma in altri luoghi si sta cercando di utilizzare l’elettricità per produrre idrogeno dall’acqua di mare. Quindi l’acqua di mare e l’idrogeno sono puliti, ma dipende da dove si ottiene l’elettricità…se si brucia carbone per produrla si annullano i benefici.

Con il solare, per produrre la quantità di energia necessaria di idrogeno, si dovrebbe avere una contea coperta in celle solari per far funzionare una stazione di servizio, ma se al sole attraversato si unisce vento e acqua, e un po’ di carbone, diventa fattibile mantenendo un’impronta neutra dal punto di vista del carbonio”.

Le auto a idrogeno, notoriamente, emettono solo vapore acqueo dai loro scarichi, cosa utile.

Le aziende stanno anche lavorando per produrre idrogeno da residui erba e scarti della produzione di grano, da steli di mais, utilizzando un processo cellulosico che scompone la fibra e la trasforma in idrogeno.

Se ci fosse abbastanza domanda, se riuscissimo a mettere in strada abbastanza Mirai, qualcuno svilupperebbe queste idee “, aggiunge Williamsen.

Non vogliamo essere un’Azienda energetica, siamo una casa automobilistica. Vogliamo spingere e sostenere le persone che lo fanno, ma non vogliamo essere in questo settore “.

Essendo un’azienda automobilistica, e di grande successo, Toyota non smetterà di vendere auto elettriche dove c’è domanda, e potrebbero anche finire per indossare i badge Lexus, secondo Williamsen.

“Non è che non stiamo lavorando sui veicoli elettrici, e penso che ci sia un posto per loro, solo in città, per alcuni piccoli veicoli di lusso per il pendolarismo “.

“Toyota sponsorizza le prossime Olimpiadi del 2020 a Tokyo, e potete essere sicuri che faremo delle Olimpiadi a emissioni zero. Quelle auto saranno probabilmente tutte Toyota, ma questo non significa che non ci sarà un sacco di tecnologia uscente da quello che andrà anche a vantaggio di Lexus”.

Tubeconomics

12 Settembre 2017 2 commenti

Invito notturno – Canto Algokin
Vieni, amore mio, saliamo insieme il fianco ripido della montagna,
Da lì guarderemo il tramonto e parleremo di foglie che cadono.

Viviamo un immaginario dominato da due culture-tecniche “costringenti”.

La prima è quella degli ingegneri che hanno messo in un tubo qualsiasi processo; inizialmente per inquadrarlo e studiarlo, poi per controllarlo, misurarlo e limitarlo.

In questi giorni si è passati dalla siccità record alle pioggie record. E si piangono i morti di Livorno.

“Fiumi” di parole

Dissesto idrogeologico, alvei, bacini d’espansione, consumo di suolo, … Sembra si tratti di 12.000 km di fiumi tombati. Fiumi murati sotto terra, non sotterranei. Fiumi che esondano per dighe di bottigliette d’acqua!

Nell’articolo di Roberto Giovannini si narra la storia di questo processo di cementificazione:

“Per due secoli nelle Università si è insegnato che un fiume è un semplice collettore. Un «tubo» che si può trasformare in qualcosa d’altro usando cemento e buoni calcoli. La dinamica naturale di un fiume – che da sempre «vive» passando per fasi di magra e di espansione, ma anche di esondazione – è stata cancellata attraverso l’ingegneria.”

…e i fiumi – letteralmente –  non ci stanno!!
Si tratta di riflessioni ripetute nel tempo che 10 anni fa mi facevano scendere “solo” fino ai tombini otturati di Roma, senza approfondire l’orizzonte delle acque nella loro vastità, bellezza e complessità…

Ne La stagione delle piogge Giorgio Nebbia propone l’istituzione di un Servizio Idrogeologico Nazionale che

tenga sotto continuo controllo lo stato dei corsi dei fiumi, proceda alla pulizia e manutenzione di tutte le strade percorse dall’acqua nel suo moto verso il mare, dei fossi, dei torrenti e dei fiumi maggiori al fine di rimuovere gli ostacoli incontrati dalle acque e di tenere aperte le vie naturali del loro scorrimento, predisponga la liberazione dei fiumi e canali che sono stati “intubati” e coperti per guadagnare spazio per strade e edifici. Quando un flusso più intenso di acqua incontra queste prigioni artificiali, l’acqua “si arrabbia” e torna violentemente in superficie e porta distruzione e morte.

…trovare dei laureati che accettino di camminare lungo i torrenti e i canali, di controllare e identificare gli ostacoli al moto delle acque, di pulire i tombini nelle città, ma ci sarà pur gente che ha voglia di farlo considerando che questo servizio è il più importante…

In Italia serve il coraggio di dire: “tutti i corsi d’acqua devono tornare balneabili e potabili”.

E’ necessario AZZERARE l’inquinamento di laghi, fiumi e torrenti, usando la tecnologia per scovare e multare inesorabilmente i criminali inquinatori.

Il tubo in superficie

Al primo giorno di scuola dei miei figli ho visto il tubo delle strade di Roma: code di auto in ogni strada. Strade sfasciate, marciapiedi-sfasciapiedi, pali storti, muri lerci, gradini obliqui…

Lo spazio umano costretto dalla pianificazione degli ingegneri della mobilità a rigagnoli dove strisciare, rasenti i muri.

Si attraversa ringraziando l’auto che ti lascia passare sulle strisce, roba da matti!!

Semplificando,

si mette il fiume che passa in una città costruita dopo di lui in un tubo d’acqua SOTTO. Questo per fare delle strade-tubi SOPRA in cui mettere tante gabbiette di metallo che rilanciano l’economia in cui imprigionarci e soffocarci (vedi anche un virus chiamato auto). Questo crea parecchie insostenibilità, la prima è

  • l’inefficenza della filiera asfalto-gomma-petrolio-motore a scoppio dell’auto,
  • rispetto a ferro-elettricità-motore elettrico di tram e treni, o
  • proteine-gomma (larga 2cm) delle bici.

Come per l’acqua che trova il tombino intasato o il fiume tombato, anche l’auto trova sempre un tappo. Questione di flusso. Ed eccoci tutti lì…alla fine del tunnel, all’imbocco dello stesso, dopo la superstrada c’è sempre quel bel semaforo con tanti cartelloni pubblicitari (talvolta anche sessisti)…

o al meglio la rotatoria. A proposito, Il traffico è un gas?

Così le ore, gli anni, vengono passati a ritmo di conato.

Fermi col motore acceso,

creando PIL saudita…

Che ritornerà globalmente investito in armi, alcol, altre auto e droga.

Il tubo concettuale degli economisti

Ai tubi urbani sia di superficie che del sottosuolo degli ingegneri nelle città se ne aggiunge uno metafisico degli economisti. Una categoria di filosofi del potere che adora le scienze fisiche e, nel corso degli ultimi 150 anni, si è specializzata all’applicazione dell’esattezza, sia fisica che ingegneristica, ai processi sociali ed economici, prodotti da umani poco controllabili e mal osservabili.

Un esempio è stato pensare che l’energia non fosse un fattore di produzione essenziale nel processo economico.

Per questi fenomeni di scienziati i fenomeni umani e i processi economici sono incanalabili (intubabili?) in un’equazione. Complesse dinamiche demografiche, ecologiche e, ovviamente, sociali sono rappresentabili come un orologio meccanico. Il sistema economico “funziona” anche in modo reversibile, oltre che controllabile. Come una clessidra.

Ignari della meccanica quantistica (superamento della fisica newtoniana) rifiutano il concetto di freccia del tempo, metafora di ciò che è caratterizzato da irreversibilità (ad es. la vita o l’entropia) e “punti” nell’orgoglio hanno complicato il gioco. Inzeppando i modelli economici con matematica sempre più complessa, previsioni inverificabili e quasi sempre errate.

“Fattori esogeni” la giustificazione ex-post. Fino allo sparigliare il gioco con la finanza creativa del debito irripagabile.

Dal tubo alla ciambella

Oggi con l’economia della ciambella, ecologisti ottimisti anche WWF sembrano aver trovato la panacea per includere più variabili nell’arido calcolo degli economisti (cattivi! cattivi!). Poi tanti concetti dolci, tondi, olistici rassicurano, “devono” poter fare del bene…specialmente alle proprie coscienze.

Anche se non tutte le ciambelle vengno col…

o forse, come dice, con ironia Richard Toye “C’è un buco nel concetto”.

AGGIORNAMENTO Luca Pardi Com’é stretta questa ciambella.

3 proposte grafiche per rappresentare i processo economico

1) tubo 2) ciambella 3) sfera 3D

Il TUBO viene usato per controllare quello che non è prevedibile e fatturabile. Quindi lo spazio nelle città è stato tolto alle acque e ai pedoni per il passaggio di automobili, capaci di:

  • generare reddito per meccanici, petrolieri e venditori di auto, ma
  • sfasciando strade e i nostri propri corpi incidentati ed intossicati
  • liberando polveri di pneumatici, freni, carburanti ossidati, ed
  • imprigionando corpi vivi nella paralisi della quodidiana congestione, che
  • crea psicolabili da 1000 micro/macro-liti quotidiane nel traffico

L’auto costa molto più di quanto pensi e ti rende infelice

Tornando ai fiumi, che sono vivi, la prognosi è pessima, infatti:

L’Italia – spiega Bussettini – può essere paragonata a un paziente con gravi problemi circolatori cui si applica uno stent per far passare meglio il sangue dove le arterie sono più strette. L’unica cosa che si può fare veramente è tenerlo sotto controllo e vigilare

da La Stampa

 

Muoversi nella Grande Bellezza

Understanding mobility begins with the biological: humans are territorial animals and instinctively try to maximize territory. The reason is that territory equates with opportunities and resources. Toward green mobility: the evolution of transport

DSC_0796

 

Inutile girarci intorno, muoversi non è quasi mai un piacere. Certamente non lo è per i tragitti nelle grandi città e, in generale, non è bello usare un mezzo di locomozione nel quotidiano. Il meglio è quando non si ha proprio destinazione….

Mi piace pensare che il piacere di muoversi sia inversamente proporzionale alla concentrazione sull’obiettivo-arrivo. Invece, quanti, dopo ore a giocare alla WII si immedesimano in Anakin Skywalker nella corsa degli sgusci sulla consolare? In tal caso si passa al piacere adrenalinico, pericoloso e criminale.

Episodio_1_Foto_1

  • Nessuno rispetta i 50kmh in città.
    Lo spazio è  pericoloso per i veicoli in movimento e inaccessibile a causa di quelli in sosta.
  • Camminare o pedalare significa affrontare inquinamento, cassonetti, pali, gradini, buche e l’onnipresente sporcizia.

Avanzo un’ipotesi: la grande bruttezza è dovuta all’alienazione dovuta alle auto. Il rumore, l’inquinamento, l’asfalto, estraniano dalla partecipazione, impedendo lo sviluppo e l’espressione del concetto di spazio condiviso comune, quindi da rispettare.

Che fare? Come rendere Roma la prima Capitale ecologico-monumentale? …e farla vivere della sua vera, unica rendita, la Grande Bellezza, appunto (che occasione/rischio st’oscar Sindaco).

L’onnipresente sfacelo della città si deve alla non frequentazione delle strade da parte dei cittadini. La soluzione dipende dalla sua inversione. 

Azzardo una terapia che ambisce alla sostenibilità di lunghissimo periodo..

Per rendere vissuto lo spazio esterno è necessario umanizzarlo, non ripulirlo come vorrebbe certa sinistra. Farlo nostro è possibile avvicinando l’amministrazione al cittadino. Per qualunque tematica.

Il Municipio deve essere raggiungibile e contattabile. Esempi: un piccolo ristorante di successo deve poter avere uno spazio esterno prendendo in affitto un posto auto davanti al negozio.

  • Anche in Centro (Municipio I) si devono poter togliere parcheggi!
  • C’è un albero pericolante, chi chiamo?
  • Una buca pericolosa,
  • un ferro sporgente a Parco nemorense,
  • transenne, attraversamenti pedonali da rialzare, cortili condominiali divenuti parcheggi…

Non servono soldi. Serve l’accesso ai responsabili, glasnost circoscrizionale!

Al di fuori delle arterie principali…si devono ricreare i quartieri: luoghi dove vivere socialmente.

Zone 30kmh, piantumazione di alberi, gestione partecipata del ciclo dei rifiuti, individuazione di zone da dedicare a Orti Urbani dove effettuare compostaggio e praticare ecologia.

Non più parchi ma orti didattici per legare 3 generazioni nella circolarità della natura: nonni e nipoti a osservare, compostare, piantare, dipingere, potare….il nuovo verde urbano  può diventare diverso e partecipato, in ogni municipio. Utopia? All’Hortus si fa…

Ma c’è la visione politica? Cosa “vuole” l’amministrazione centrale? Credo di no. Se visione vi fosse, allora forse si pianificherebbe una riqualificazione delle aree verdi ed agricole del Comune. Ad esempio per poter riciclare l’umido della raccolta rifiuti, che verrebbe estesa a tutta la città.

Ne consegue l’eliminazione dei cassonetti dell’indifferenziato (quelli neri) nei quali entra tutta l’economia illegale possibile. Cassonetti dell’illegale sempre ben piazzati NIMBY ad ostacolare la visuale ad ogni incrocio.

L’alienazione dal brutto muoversi si deve alla circumdrome dell’automobile: vai al lavoro in auto per pagarla. E quanto costa lo si capisce poco…anche in tempo. Certo, si tenta di cambiare e si fanno le costosissime metropolitane, ma nel medio periodo è possibile ripristinare gli utilissimi tram e completare l’anello ferroviario (breve doc).

Nel breve si decida e si comunichi tempi e modalità dettagliate del biciplan romano. Recentemente abbiamo dovuto rendere visibile l’obbrobrio del progetto della Ciclabile Nomentana, contattando i responsabili per “limare” le oscene interruzioni ad ogni passo carrabile…

Un’amministrazione “visionaria” (nel senso che capite…) dovrebbe comunicare l’idea di città, ad esempio:

  • fare la rete ciclabile romana, per Romani e Turisti, sgomberando auto, cassonetti e pali dal tracciato (le ciclabili contrastano la doppia fila) e, per questo
  • creare il Commissario alla ciclabilità. Con poteri di sgombero di auto ed altri intralci alla circolazione di pedoni e biciclette. Le rastrelliere nei cortili condominiali e davanti scuole ed uffici (da raccordare con rete ciclabile) siano obbligatorie!
  • differenziare i rifiuti, eliminando il concetto di immondizia: sono materiali che non devono “finire” ma subire un trattamento; far capire che lo paghiamo noi e, dunque, bisogna farlo bene per…ridurli! (negli orti urbani si fa bio-compostaggio).
  • limitare la velocità a 30kmh nei quartieri, sanzionare le auto in doppia fila senza pietà (da operatori AMA, ATAC e da telecamere dei vigili che multano dopo 5 secondi dall’inquadratura della targa).

…anche perché come scavi trovi tesori!

BjMGTgIIQAIoqmh.jpg large

L’auto rende liberi?

ForiGian
L’articolo di Barbara Palombelli pone a tutti i sostenitori della #mobilitanuova la questione del “nemico” da affrontare (e convincere). In Italia e a Roma-caput-automobilis esiste una consistente quota di popolazione ostile a Zone30, ciclabili e pedonalizzazioni. L’idea di base è che lo spazio senz’auto sia destinato a diventare un suk/Rambla.

Ho sentito la stessa cosa a San Lorenzo dove commercianti e residenti maledicevano Piazza dell’Immacolata pedonale e diffidavano l’allora minisidaco Corsetti di fare la stessa cosa a Piazza dei Sanniti. “L’Immacolata è un casino“. Vero, è luogo di assembramento notturno, bevute, schiamazzi e, spesso, risse.

SpazicoltelliLa Palombelli cita Piazza Trilussa, come esempio di degrado. Si può aggiungere il Pigneto, Monti, Trastevere, Campo dé Fiori e in estate le banchine del Tevere, è normale! Se in ogni quartiere vi sono solo pochi metri liberi da automobili è li che tutti confluiranno. Gente che desidera incontrarsi, parlare o bere un bicchiere che non vuole entrare in un locale, scegliendo lo spazio e non un luogo pubblico.

Lo spazio senza veicoli si riempie di gente e…

Come per la movida a Barcellona, ai lati della Rambla gli immigrati arabi ti vendono la lattina di birra per 1€ facendo incazzare i commercianti che ne chiedono 3; la chiamo l’economia del mojito.

Concentri le persone in isole e intorno ti vendono cose inutili (Pantheon e Colosseo) o alcol (Piazza Trilussa, Campo dé Fiori)

In ogni quartiere lo spazio senza auto (sia parcheggiate che in movimento) diventa naturalmente agorà. Logico approdo di una socialità pigra e necessaria l’area pedonale è meta spontanea di appuntamenti e incontri casuali, il naturale “dove” di una varia umanita, diversa estrazione sociale, dai 15 ai 55 anni, che non può (o non vuole) festeggiare in attico o in villa.

La soluzione è semplice:

le isole pedonali devono diventare arcipelago e poi terraferma.

Aumentando l’accessibilità di Roma intera alle persone, sottraendone ai veicoli. Per questo il traffico motorizzato che toglie spazio, tempo, aria e silenzio deve essere disciplinato in corsie, la velocità ridotta, i parcheggi eliminati e la rete ciclabile creata. Si fa così in tutte le città del mondo: camminando e pedalando quotidianamente le persone spengono la televisione, escono e si incontrano, sentendosi parte di una comunità. Si vive meglio e diminuiscono l’abbrutimento e la violenza, repressa ed espressa.

Come dice Paolo Bellino l’abitudine all’auto ha reso i Romani “tossici” dell’automobile: per muoversi il romano pensa automaticamente “Come ci arrivo in auto” e “Dove la parcheggio“. Il normale non è questo. Nel mondo civile, con corsie ciclabili dedicate, auto rispettose del limite di velocità, cestello o seggiolino, in bicicletta si può benissimo fare la spesa o portare un bambino a scuola. Si esce senza la macchina.

Si chiude alle auto e si apre lo spazio.

KhV

La questione che si pone ai cittadini è se sia necessario riappropriarsi dello spazio, aprendolo agli essere umani e togliendolo ai veicoli. Mezzi a motore ingombranti, inquinanti, pericolosi e sempre più costosi. L’automobile è un bene di consumo a rapida usura e alti costi variabili mal percepiti (il trasporto stradale in generale ha dei costi nascosti). E’ fatta per stare ferma 23 ore al giorno e, quando si muove lo fa a 10kmh in città. Dinamicizza solo lo squilibrio, psichico e del portafogli. (Dove sono quelle strade con cipressi della Val d’Orcia e le roccie d’Islanda che vedevi nella pubblicità?)

Il progetto di chiusura dei Fori è essenziale, va al cuore del problema, permette di estendere la zona30 all’Esquilino e, in futuro, portando il tram 8 al Colosseo, si realizza un collegamento su ferro essenziale (e di civiltà per maree di turisti) di Celio-Monti-Esquilino con Piazza Venezia e il centro storico in generale.

Se oggi la pedonalizzazione fra Pantheon e Parlamento “ha creato una casbah di cui mi vergogno“, è semplicemente perche:

  • l’artigiano è espulso dal centro dagli immobiliaristi (e politici/faccendieri compiacenti) che hanno aperto botteghe di prodotti cinesi gestite da immigrati sottopagati;
  • il turista è concentrato in pochi luoghi di interesse (circondati da un mare di auto e rumore) e va dai Musei Vaticani al Colosseo, subendo il suk lungo il tragitto.

In sostanza una economia stracciona, che vive di turismo “al ribasso” dove guide, artisti e musicisti sono espulsi da commercianti/venditori di gadgets, panini o pizze precotte lavorati da immigrati precari e sottopagati.

Roma DEVE DARE proposta culturale, cibo di qualità e mobilità armoiosa (bike sharing?) per una fruizione “alta” delle bellezze della Città Eterna. Roma, oggi piuttosto una Città mumificata ed esposta a pagamento da autobus a due piani Euro 0….

…invece di regalarsi una passeggiata archeologica unica al mondo.

QuartiereAlessandrinoNoMore

Crisi, auto e demografia

24 Dicembre 2012 1 commento

Non penso che oggi ci siano animal spirits prigionieri di antiche leggi medioevali ma penso che vi siano situazioni di non esatta conoscenza dell’oggetto dei desideri e dei sogni che impediscono la trasformazione dei desideri in domanda pagante sul mercato. E’ in questa direzione che bisogna oggi cercare, e procedere a dare esatta conoscenza di ciò che altri paesi hanno fatto per cancellare il panico da terremoto e, soprattutto, i morti da terremoto.
Luciano Barca, 26 settembre 2012

La crisi dell’auto non è soltanto dovuta all’economia, si spiega anche con l’invecchiamento della popolazione europea ed italiana in particolare.

Le immatricolazioni di automobili “sono tornate ai livelli degli anni ’70”, si dice…

Vendite di auto in Italia (milioni)

00_Cars
Idem per l’Europa, dove le vendite scendono ai livelli di inizio crisi…

Immatricolazioni auto private in Europa

01CAr_EU

Ma un problema di lungo periodo riguarda la percorrenza media, che in Italia scende = L’AUTO SI USA DI MENO

Percorrenza per fasce d’età (km/anno)

03_Percorr_IT

Non è solo dovuto alla crisi: aumenta l’età degli automobilisti, come della popolazione. Si tratta di persone che possono/devono guidare meno. Diminuiscono i consumi.

Le auto si tengono 8 anni invece di 7 come nel 2000 = MENO VENDITE…

…e l’automobilista invecchia

04_Etamedia

La diminuzione della percorrenza si conferma incrociando i dati con le fasce d’età: quanto vuoi che guidi il babbo? E il nonno? Mentre il figlio spesso lavora poco (precario, saltuario, part-time)

05_Km_Etamedia

In questa situazione le 24.000 pompe di benzina italiane vedranno diminuire ulteriormente l’erogato…che solo in Italia viene fatto quasi sempre dall’omino e non in modalità self-service.
06_PPVV_EU

Categorie:auto Tag: , ,

Il secolo delle radici 2

27 Giugno 2012 Nessun commento

Linearità vs. ciclicità

“Attraverso la coltivazione dell’orto i bambini arrivano a comprendere, ma soprattutto a vivere, i fenomeni legati alla rete della vita, al flusso dell’energia e ai cicli della natura: questa comprensione è estremamente necessaria oggi, perché mentre la natura è ciclica, i sistemi industriali-commerciali sono lineari.

Un sistema lineare genera l’ossessione per una crescita economica illimitata, al di là del buon senso, ben oltre ogni bisogno. Si è indotti ad aggiungere sempre nuove unità, si forma il pregiudizio che tutte le cose debbano crescere all’infinito.

In un sistema ciclico, invece, si comprende che ogni cosa ha la sua stagione, che mentre alcune cose crescono, altre devono di necessità decrescere: il pianeta è limitato, non tutto può crescere simultaneamente.

Un sistema lineare, come quello industriale, genera rifiuti, un sistema ciclico reintegra ogni cosa all’interno del flusso energetico, senza mai lasciarsi dietro rifiuti inquinanti.”

Fritjof Capra, da Ecoalfabeta – Novara: camminabilità, piste ciclabili, orti sociali

Si parla di crisi di petrolio, raffinerie e orti.

Prendo spunto da un’intressante interpretazione su Petrolio a proposito della campagna Riparti con Eni, collegabile alla crisi delle raffinerie esposta da Medo:

Le code a Firenze di cui ho letto ieri, con il carburante rapidamente esaurito, grazie o per colpa delle “promozioni ENI”, è il primo segnale del penultimo gradino della crisi energetica petrolifera: stiamo passando dalla fase in cui i prezzi alti uccidono la domanda a quella in cui il marketing ed il pricing devono risolvere addirittura un eccesso di prodotto e celano l’assenza decisionale del governo in merito a quel che già oggi si dovrebbe fare in Italia (ed in Spagna oltre che in Francia, a corto di gasolio dal 2013): razionare un bene prezioso senza il quale non sta in piedi nulla in un paese che si è preparato a millenni di automobile ed invece la bella favola si trasforma in dramma sotto i nostri occhi.

All’appello mancano i distributori. E’ infatti in atto una forzosa manovra di ristrutturazione della rete di vendita, che in Italia è enormemente sovradimensionata (22.900 pompe di benzina con un erogato minimo) che, progressivamente, porterà alla chiusura di migliaia di piccole pompe (di quartiere e non).

In effetti il problema del calo dei consumi di prodotti petroliferi era ben visibile dai dati sul consumo di carburanti per autotrazione.

Da notare che il dato del diesel vale 3 volte la benzina perche le merci in Italia si trasportano TUTTE con camion. Per questo il crollo dei consumi di diesel va di pari passo con l’andamento generale dell’economia. Purtroppo. Ma rilanciare (cioé sovvenzionare) un trasporto inquinanate,  inefficiente e spesso inutile non serve.

“Cosa” vale la pena di essere trasportato su camion? A quale distanza?

Nell’antica Roma il prezzo del grano raddoppiava ogni 70/100 km di trasporto su terra.

Una possibilità di invertire le cose, da subito è rappresentata dgli orti urbani dove si occupa il tempo per produrre prodotti di stagione, localmente e biologici. Questo fa calare il Pil: quel cibo non viene comprato e, non facendo muovere denaro, non entra nelle statistiche. Tuttavia occupa le persone a ridurre la dipendenza da petrolio per far crescere, pesticizzare, confezionare e trasportare il cibo (oltre a smaltirne i rifiuti). Un’ottima cosa, che ci lascia soldi in tasca, aumenta la vita sociale e fa passare ore all’aria aperta.

Un esempio – un pò dispendioso per la verità – è citato da Ugo Bardi, dove del suolo fertile è andato a sostituire dei garages:

hanno dovuto tagliare il cemento e farlo a pezzi e portare via i calcinacci. Poi, per ristabilire la fertilità del suolo ci sono voluti camion e camion di terra, humus ed altro..

e farne un regalo di compleanno a dei bambini!

Quindi al picco del petrolio si reagisce come diceva Ali Morteza Samsam Bakhtiari nell’ultima intervista: “piantando alberi”.

L’esempio di buona politica a Novara (Ecoalfabeta) e l’equivalente budget per Roma

Novara – 105.052 abitanti e 102,9 km2 di superficie
Camminabilità: 470.000 € per risistemazione dei marciapiedi, barriere di protezione dei canali, controlli ZTL e costituzione di zone a 30 km/h
Ciclabilità: 730.000 € per sviluppo e manutenzione delle piste ciclabili
Aree verdi e orti sociali: 650.000 € per la sistemazione di alcune aree verdi la mautenzione e l’arredo dei parchi, di cui 80.000 € per la realizzazione di orti sociali da affidare ai cittadini prevalentemente in forma associata

Roma – 2.783.300 abitanti (= Novara*26,5) e 1285 km2 di superficie (=Novara*12,5)
Camminabilità: 12.455.000€ o 5.869.290€ in base alla superficie
Ciclabilità: 19.345.000€ o 9.116.132€ in base alla superficie (vedi Piano quadro ciclabilità del comune di Roma)
Aree verdi e orti sociali: 17.225.000€ o 8.117.103€ in base alla superficie

Vedi anche Il secolo delle Radici

 

Ancora sull’inquinamento da pneumatici

Continuano i progressi della ricerca sulla pericolosissima polvere dei pneumatici. Non si tratta infatti di un inquinante ma di una miscela di sostanze che derivano dall’usura delle ruote sull’asfalto (pensa alle sgommate dei cretini).

Uno studio dell’Università di Stoccolma, pubblicato su Environmental Science & Technology trova che i pneumatici sono una fonte, fino ad ora sconosciuta, di dibenzopireni, un idrocarburo policiclico aromatico (PAH) dall’elevato peso molecolare altamente cancerogeno.

Il colpevole pare siano gli olii aromatici (HA) usati nella fabbricazione che contengono il 10/20% di PAH. Esistono oltre 100 tipi di PAH e la loro composizione non è conosciuta (vedi report EPA sotto).

In Europa l’uso degli HA è strettamente regolato dalla direttiva UE 2005/69/EC proprio per eliminare i PAH. Un altro elemento che contiene PAH nei pneumatici è il nero di carbone. che potebbe diventare la prima sorgente di PAH in seguito al bando degli oli aromatici (HA).

Gli autori sottilineano l’importanza dell‘inquinamento non proveniente dallo scarico delle auto:

  • freni
  • pneumatici
  • asfalto

Questo inquinamento, secondo i loro modelli, rappresenta il 50-85% del PM10 da traffico!

Gli autori ritengono inoltre che la polvere da pneumatici abbia una distribuzione bimodale in volume che ripartisce oltre il 90% – in peso – in PM con diametro <1μ (=piccolissimo) mentre la parte rimanente in PM>10μ. Questo implica che:

  • una parte significativa può depositarsi in profondità nel sistema respiratorio
  • le particelle vengono trasportate lontano dal luogo di emissione.

Insomma, i pneumatici potrebbero essere un nuovo amianto!

Risorse | Sadiktsis et al – Automobile Tires Potential Source of Highly Carcinogenic 2012

Il picco dell’auto

18 mesi fa parlavo di come il mondo dell’auto stesse cambiando. Un cambiamento critico e strutturale, che andava nel senso di diminuzione delle vendite, con annessi rischi per l’occupazione dovuti all’evolversi della politica industriale del Gruppo Fiat.

Oggi i rischi diventano paure: chiusura di stabilimenti e riduzione dell’indotto sono possibili. La questione che si pone è che le auto hanno passato il picco, almeno nell’area OCSE.

Le vendite calano in Italia, strutturalmente (dati Acea):

Prosegui la lettura…

Categorie:auto Tag: ,

Neve, sale e grandi numeri

4 Febbraio 2012 Nessun commento

O_O

Oggi si è capito che non è cosa semplice attibuire quello che non ha funzionato a Roma.

Non è colpa di Alemanno e della capacità di leggere i numeri della protezione civile (che moltiplicano i millimetri di pioggia in caso di neve, divenendo centimetri).
E’ un caos previsto. La neve ci sarà. Si sapeva.

E’ tutta una città che si trasporta su gomma. “l’attrito della ruota di mozzarella su carta vetrata, opposto alla leggerezza della biglia di acciaio che scorre sul vetro” [Prof.ssa Silvia Tamburini, Lic. Mamiani, a.d. 1984].

La mozzarella sono gli pneumatici di tutti i nostri mezzi di traporto individuali, la carta vetrata l’asfalto. La biglia è d’acciaio, come la ruota del treno (o del tram) ed il vetro si chiamò ROTAIA:

guida metallica generalmente appaiata in un binario, costitente il piano di rotolamento delle ruote di un veicolo ferroviaro o simile” (N. Tommaseo – B. Bellini, 1865-1879).

Prosegui la lettura…

Benzina per la cultura

24 Marzo 2011 2 commenti

Come si sa, funzione propria del genio è fornire idee ai cretini 20 anni dopo. Louis Aragon

Foto | Boka56

Aumenta il prezzo dei carburanti per compensare il taglio dei fondi al settore “della cultura” in Italia. Molti si arrabbiano ma è un provvedimento giusto.

Petrolieri e gestori (oggi SEMPRE divisi) si uniranno per gridare “Scandalo!” e “Vessazione!” ma la vessazione sono gli incentivi e sovvenzioni al trasporto su gomma.

Inoltre…

Deteniamo molti bruttissimi primati negativi:

  • siamo il paese più motorizzato al mondo;
  • siamo il paese che beve più acqua minerale al mondo (dopo l’Arabia Saudita);
  • siamo il paese con più auto blu al mondo
  • 1000 parlamentari;
  • siamo il paese che paga di più benzina e diesel A MONTE DELLE TASSE in Europa (e forse al mondo)
  • abbiamo i conti correnti più cari d’Europa
  • e diamo di meno di tutti alla cultura, all’ambiente ed al turismo.

Logico che vada spostata un po di grana!

Inoltre il decreto permetterà di capire meglio a molte più persone quanto pesa la bolletta petrolifera e dove si dovrà intevenire in futuro.

(continua)

Categorie:auto Tag:

Quanto sono pulite le auto europee?

21 Dicembre 2010 Nessun commento

Le case automobilistiche devono ridurre le emissioni di CO2 delle auto vendute (fino a 130 grami di CO2/km nella media ponderata dei modelli venduti) entro il 2015.

Transport & Environment da 20 anni monitora i progressi fatti, denunciando i ritardi e le pressioni dell’industria nell’adempimento di tali obblighi.

Da How clean are europe’s Cars? ecco le emissioni di CO2 per casa automobilistica e le riduzioni rispetto al 2008.

Prosegui la lettura…

Il crollo delle città (e la rinascita possibile)

20 Ottobre 2010 Nessun commento

Foto | Flavio Petrini

Finalmente e riflettendo la realtà Ecosistema urbano abbassa le grandi città nel ranking di sostenibilità (vedi Repubblica ed Ecoblog). La tabella presenta i crolli di Roma (-13 posizioni), Milano (-17), Palermo (-11). Prima grande è Genova, 32a, che scende di 10 posizioni.

Conoscendo le variabili che determinano la sostenibilità (PM-10, Acqua potabile, Perdite rete idrica, Capacità di depurazione, Produzione di rifiuti, Raccolta differenziata, Trasporto pubblico, Tasso di motorizzazione, Isole pedonali, Zone a traffico limitato, Piste ciclabili, Verde urbano, Consumi di carburanti, Consumi elettrici domestici, Politiche energetiche), chi negherebbe che le grandi città italiane sono dei mostri ambientali.

Prosegui la lettura…

I 6 mesi che cambieranno il mondo (dell’auto)

16 Settembre 2010 2 commenti

Your reason and your passion are the rudder and the sails of your seafaring soul.
La ragione e la passione sono timone e vela della nostra anima navigante
Kahlil Gibran

Le statistiche sulle automobili sono tra le più attese e, quando escono, le guardano i politici, gli imprenditori, i benzinai e…i ciclisti!

Sono brutte (meno che per gli ultimi).

Prosegui la lettura…

Verde e Nera, Roma nostra

13 Luglio 2010 Nessun commento

E’ uscito il Rapporto Osservasalute Aree metropolitane dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma…”Il Gemelli” per i romani. Un rapporto incapace di fornire strumenti di politica urbana per la salute dei cittadini.

Roma detiene due primati: quello di città più verde d’Italia e con il più alto tasso di smog (e di motorini in circolazione). Brum! brum!

La Capitale d’Italia, con 131,7 metri quadrati di parco per abitante, risulta essere la città con il maggior rapporto tra abitanti e verde a disposizione.

Un primato senza benefici a causa dello smog.

Prosegui la lettura…

L’aria delle città italiane: velenosa e mortifera

28 Giugno 2010 1 commento

Delle bruttissime statistiche sulla qualità dell’aria nelle città italiane sono apparse nei giorni scorsi.

La fonte è l’Istat (Qualità dell’aria nelle città europee), non è accusabile di parzialità politica; ho fatto un grafico:

Lo studio Nomisma sulla mortalità dovuta al particolato vede Roma “al top” con 1500 morti l’anno per l’inquiamento.

…cui l’Assessore all’Ambiente – Andrea De Priamo – ha prontamente replicato:

Sono dati del 2008, c’era la giunta Veltroni, i dati 2010 sono nettamente migliori, ecc.

Dimenticando che quest’anno è piovuto moltissimo !