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Lezioni Zen – La civiltà Edo e l’armonia della natura

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Due esempi di pratiche sostenibili nella storia del Giappone. Da Ei-Ichiro Ochiai, A sustained Society: Japan’s Edo Period – An experience of Ultimate Sustainability

Il Giappone è un paese costituito da quattro isole principali e, durante il cosiddetto periodo Edo (1600-1867), ha potuto autosostenersi senza lìapporto di energia e materiali dall’esterno, migliorando la qualità della vita dei cittadini e del suo ambiente in generale. La densità di popolazione nel periodo Edo era di 80 ab/km2, il doppio della media mondiale attuale.

Quando Tokugawa Ieyasu ottenne il titolo di Shogun dall’imperatore nel 1603 intraprese un’opera di unificazione del paese basata sulla sostenibilità e con caratteri di autarchia. Iniziò così una fase medievaleggiante in cui gli scambi di energia, materiali e popolazione con l’estero si ridussero drasticamente: i giapponesi non potevano andare all’estero eccetto alcuni canali che rimasero aperti con Cina, Corea e l’Olanda. Il Giappone importava seta dalla Cina e libri dall’Olanda ed esportava argento, oro e ceramiche.

Nonostante, la durezza delle condizioni di vita dei contadini, la larga maggioranza, si assistette all’epoca ad un rinascimento delle arti, della letteratura e della matematica, con la partecipazione diffusa della popolazione. Una prima spiegazione è che il periodo di pace iniziato nel XVII secolo, permise il risparmio di una grande quantità di risorse prima destinate alla guerra. Nel 1721 il governo iniziò i censimenti ogni 6 anni, da cui si nota una stabilizzazione della popolazione nel corso del secolo. La dieta dei giapponesi era basata su riso, verdure e, occasionalmente, pesce, raramente la carne, procurata con la caccia e non mediante allevamento. Mucche e cavalli erano presenti a fini di trasporto. Il regime alimentare descritto è molto più efficiente di uno basato sulla carne.

L’80% della popolazione erano contadini e producevano il cibo necessario e se stessi ed al restante 20%, costituito dai samurai e dagli altri cittadini, principalmente mercanti ed artigiani. Regnando la pace, i samurai rimasero disoccupati e si riconvertirono in burocrati, ma poiché i loro salari erano fissati in riso, col tempo si impoverirono. Alcuni di loro dunque divennero insegnanti, scrittori o addirittura contadini. I mercanti invece si arricchirono.

Le armi da fuoco, introdotte dai portoghesi a metà del ‘500 sparirono per decreto all’inizio dell’epoca Edo ed i samurai ripresero le tradizionali spade. In seguito, all’inizio dell’epoca Miji (1870 ca.), anche le spade vennero confiscate agli ultimi samurai, il che comportò un generale e diffuso senso di sicurezza: è certo che la città di Edo, l’attuale Tokyo, impiegava solo 24 poliziotti per il pattugliamento delle strade con una popolazione di 1,2 milioni di abitanti! I burocrati in totale erano 280 inclusi i poliziotti.

L’indicatore di efficienza energetica permette alcuni rapidi calcoli in relazione ai costumi alimentari. Per la carne il rapporto dell’energia in uscita (valore calorico della carne sul valore calorico degli input per produrla è un decimo di quello dei cereali. Eisuke Ishikawa in Matter of energy in Edo, ed. Kodansha, Tokyo, misura l’efficienza energetica di alcune colture. Il riso, ad esempio, ha una produttività di 2,4 tonnellate/ettaro, la sua coltivazione necessita 3 persone a tempo pieno per 6 mesi. L’energia necessaria per sostenere una persona è circa 1000 kcalorie/giorno; l’energia totale per produrre il riso è quindi 5.5* 105 kcal, mentre il riso prodotto, con 3400 kcal/kg ne contiene 8,2* 106 kcal. L’efficienza della coltivazione (manuale) di riso era del 1500%.

Oggi, si stima che la coltivazione di riso richieda 2300 kcal di energia, l’efficienza è quindi 150%. Il tema dei fertilizzanti e della meccanizzazione dell’agricoltura è fondamentale: all’epoca tutto veniva riciclato: cenere, letame, resti alimentari ecc. e l’energia esterna era quasi nulla.

Valori simili a quelli del riso vengono ottenuti nel caso della pesca a vela: valore ottenuto dal pesce/ energia per pescarlo = 1000/2000%.

La produzione di acciaio col metodo Tatara usava carbone da legna: 1 kg di acciaio richiedeva 2,3 *104 kcal, mentre i processi industriali attuali richiedono 4 *103 kcalorie un discreto (l’unico finora) miglioramento.

Nel caso del riscaldamento domestico si impara molto, le case non erano riscaldate, anche a causa del clima mite che regna in gran parte del Giappone (escluso il nord), la forma più comune di riscaldamento, chiamato kotatsu (riscaldamento dei piedi) è molto parsimonioso, perchè locale. Le case di legno sono concepite per l’interazione tra le persone, sono aperte e comunicanti con stanze comuni, al contrario di quelle europee che riprendono l’idea di castello individuale.

In generale la cultura giapponese si basa su valori differenti da quelli della tradizione culturale Greco-Romana e religiosa Giudaico-Cristiana, che si avvicinano al panteismo, infatti sia nel Buddismo che nello Shintoismo: 1) l’uomo è parte della natura e deve viverci armoniosamente; 2) tutto è interconnesso ed interdipendente; 3) il sentimento di compassione per gli altri (incluse le future generazioni) è fondamentale e controbilancia l’individualismo. Nelle culture orientali non vi è traccia di sentimento di dominio nei confronti della natura, la sua preservazione è strutturale ed ha sempre incoraggiato una visione circolare dei flussi della materia nelle attività quotidiane di ogni sorta.

Nel 1720, l’ottavo Shogun, Yoshimune emanò un decreto che vietava l’aumento delle terre agricole e la produzione di beni di lusso per frenare il nascente consumismo.

 

Da: Kozo Mayumi, The economics of steady open systems in Bioeconomics and sustainability
(ISBN 85898 667 2)

Il Giappone nel 1600: una terra di montagne spoglie.

Trattiamo dell’esperienza del Giappone con i cicli naturali. Il Giappone attuale ha un’alta percentuale di foreste (67%), mentre gli altri sei paesi del G7 variano tra il 10 ed il 36%. La quasi totalità delle pianure giapponesi sono occupate da città o fattorie mentre le foreste sono concentrate sulle zone collinari e montuose. Queste zone sono densamente boschive e non per cause naturali.

Ecco la storia delle foreste giapponesi. Durante la civiltà Jomon, 5000 anni fa la popolazione viveva di caccia e raccolta spontanea con il territorio densamente boschivo, ma già all’epoca della civiltà Yayoi, 2000 anni fa la coltivazione del riso si diffuse nelle pianure alluvionali. I nutrimenti erano portati a valle dalle acque dei fiumi ricche di minerali, cui si aggiungevano elementi vegetali, come erba, ramoscelli e legname, ricchi di fosforo, tagliati a monte. Come conseguenza le montagne e le colline si trovarono spogliate della copertura vegetale. Questa è la storia comune a tutte le foreste del mondo.

In un paese piovoso come il Giappone le inondazioni erano frequenti a causa della deforestazione delle colline, uno dei signori della guerra dell’epoca delle guerre, Takeda Shingen (1521-73), si impegnò a costruire un’opera di ingegneria idraulica per contenere il flusso di un fiume nell’attuale prefettura di Yamanashi, guadagnandosi la fiducia dei suoi sudditi.

In seguito durante l’epoca della civiltà Edo, quando il primo governo centralizzato si stabilì nell’attuale Tokyo, un sistema efficiente di impiego delle risorse che permise la riforestazione del paese. I beni principali, riso, cotone, olio per lampade erano trasportati via mare. L’olio per lampade era prodotto dal pesce, poiché quello da semi era di prezzo proibitivo. Il residuo del pesce essiccato, principalmente sardine, veniva trasportato a monte per essere impiegato come fertilizzante nelle risaie (vedi post), che aumentarono al loro fertilità, con una crescita vertiginosa di pesci ed insetti. Questi ultimi nutrivano gli uccelli che servivano da trasporto per escrementi e semi sulle montagne, riforestandole.

Le colline, le montagne ma anche le periferie delle città si sono riforestate in questo modo. In aggiunta al trasporto aereo, le vie di comunicazione servivano al trasporto del letame dalle grandi città alle campagne, un’industria florida in Giappone fino a tempi recenti. La fertilizzazione dei terreni agricoli causò una crescita di insetti e vermi, che, ovviamente, servì da nutrimento per gli uccelli che così contribuirono anche alle riforestazione delle pianure.

L’acqua dei fiumi pulita e ricca di nutrimenti che sfocia nella baia di Tokyo ha creato un’ottima riserva abbondante di pesci: quì furono inventati i sashimi ed i sushi chiamati Edo-mae??? e qui furono coltivate per la prima volta le alghe impiegate per la cucina chiamate Asakusa-nori.

Oltre a Edo/Tokyo, altre grandi città crebbero in modo simile con un ciclo integrato tra attività umana, animale e ritmi della vegetazione, in cui pesca ed agricoltura sono interconnesse dal commercio (del riciclo) ed il trasporto operato dagli uccelli.

La natura porta la materia verso il basso con la forza di gravità, ma gli animali e gli uomini la riportano su. Queste due forze si combinano per creare circoli virtuosi.

Approfondimenti | Il cuculo che non voleva cantare. Sostenibilità e cultura giapponese

di Ugo Bardi.

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