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Archivio per la categoria ‘storia’

Cicli Vitali 05 – La Moneta

11 Aprile 2007 Nessun commento

statero

Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre
Mahatma Gandhi

Da l’Etat de la Planète Nov-Dic 2006

Il commercio è una pratica antica e, per un lungo periodo, è dipeso dal baratto. Verso il 9000 a.C. i vantaggi di un mezzo di scambio comunemente accettato sono apparsi e il bestiame è divenuto “moneta” di scambio. Altre forme sono state conchiglie rare, denti di balena o il sale. E’ solo verso la metà del VII secolo a.C. che in Lidia (Asia Minore) viene battuta la prima moneta scolpendo dei dischi di elettro (una lega naturale di oro ed argento).

La moneta cartacea viene inventata in Cina all’inizio del IX secolo dopo Cristo. Contrariamente alle monete di metallo nobile, che hanno un valore intrinseco, la carta moneta costituisce un’innovazione importante, poiché implica che un mero pezzo di carta rappresenti una “promessa di pagamento” garantita dai commerci di beni reali. Questa innovazione ha permesso la creazione delle banche moderne nell’Italia Medievale (vedi).
Oggi, nel mondo esistono 172 monete diverse, l’euro è una delle più recenti, utilizzata da 300 milioni di persone in 13 paesi.

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Apocalypto – Le fonti

10 Gennaio 2007 Nessun commento

apocalypto

Il recente film di Mel Gibson semplifica e distorce la realtà storica della civiltà Maya, ecco una descrizione del primo scopritore delle rovine Maya, tratto dal libro di Jared Dimond, Collasso, una intervista da Ecoblog e una video-conferenza:

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I parassiti della storia & il Codice da Vinci

10 Dicembre 2006 Nessun commento

porta

L’intervento dello storico francese Jacques Le Goff alla Festa della Storia di Bologna, L’Unità, 18 Ottobre 2006

Come il mio maestro Fernand Braudel ritengo che la storia ci appartenga e che non conoscerla significa ignorare una parte di noi stessi. Oltre ai retaggi del passato greco romano, dentro di noi e intorno a noi vivono e agiscono quelli del medioevo in cui hanno inciso profondamente la diffusione del cristianesimo e dell’Islam e le loro complesse articolazioni interne, la definizione e l’affermazione degli stati nazionali, il faticoso emergere di nuove forme di produzione e di scambio, di relazione e di comunicazione.

Del resto il medioevo è durato ben più a lungo di quanto si dice nelle scuole, nelle università e nei libri, perché si è esteso dal tardo antico fino alla rivoluzione industriale per gli aspetti economici e fino alla rivoluzione francese per quelli politici e sociali.

Per l’Italia poi la conoscenza di quel periodo è oltremodo importante perché qui è stata raccolta, custodita e diffusa l’eredità dell’antichità, poi elaborata e consegnata al resto del mondo e ai secoli successivi. L’Italia nel Medioevo divenne il centro della nuova Europa e non solo per la presenza di Roma e del papa ma anche per il sorgere di nuove entità politico-territoriali ed economiche che per la persistenza del loro rilievo e per la lor potenza articolata, composita e fieramente avversa tra l’un l’altro resero tardivo e difficile il cammino verso l’unità nazionale.

Pertanto gli italiani non si possono privare di una parte così rilevante della loro memoria, se non altro per riconquistare quel senso di fierezza nazionale e di orgoglio che tanto spesso mancano loro e per valutare meglio i tesori d’arte e di cultura che da quei tempi hanno ricevuto.

Una conoscenza della storia che lasciasse da parte Cesare, Cicerone, Francesco, Dante, Giotto, per arrivare fino a Galileo, equivarrebbe a gettare gli italiani nell’ignoranza di chi siamo e di cosa sia la loro vita.

Rimane il grande problema di come proporre e stimolare l’apprendimento della conoscenza storica e come competere con coloro che sulla storia speculano per trarne spunti con cui proporre un medioevo falso. Ma non basta lamentarsi di questi “parassiti della storia”, che, sfruttando i misteri irrisolti e l’attrattiva che essi esercitano sul grande pubblico, propinano infondate visioni fantastiche, giocano sull’equivoco e sull’invenzione.

Certo è sufficiente promuovere conferenze, pubblicare volumi, trasmettere programmi su presunti e reali misteri (Egizi, Templari, Graal,…) per riscuotere un successo pressoché certo, sottraendo così opportunità e voce alla divulgazione attendibile. Ma per questi aspetti il mondo accademico non è privo di responsabilità, del resto ben note e da ribadire, dato che è anche la sua ritrosia ad adeguare i metodi e gli strumenti di trasmissione delle acquisizioni della ricerca che lascia il campo libero ai citati fantastorici dotati almeno di un loro fascino. Quanti docenti, con un evidente fraintendimento del loro ruolo, considerano ancora la didattica e la divulgazione aspetti secondari e perfino compromettenti.

Le opportunità di comunicazione e di trasmissione offerte dalla innovazione tecnologica non possono ridursi in effettiva crescita e diffusione di conoscenza, se la loro divulgazione non viene sottoposta al vaglio della più rigorosa correttezza metodologica e non si attiene alle reali acquisizioni della ricerca.
L’attrattiva esercitata dalla pubblicistica letteraria e cinematografica di argomento storico induce numerosi autori ed editori a speculare sul fascino della storia e dei suoi enigmi e a produrre opere che propagano inesattezze, distorsioni e manipolazioni con tale efficacia e in ambiti così ampi da generare convinzioni e teorie errate ben più diffuse delle conoscenze basate sulle acquisizioni storiografiche. Cresce così il divario e l’incomunicabilità tra ambiti della ricerca e artefici della comunicazione al punto da rendere particolarmente meritorio e auspicabile il lavoro svolto da figure impegnate con correttezza ed efficacia nella divulgazione della storia, che com’è noto sono divenuti ambiti particolarmente delicati e controversi dopo le recenti e innumerevoli distorsioni a fini commerciali.

Un esempio di parassiti? Il codice Da Vinci di Dan Brown

Codice di procedura mentale

Il Codice da VInci ha avuto un successo sbalorditivo presso il pubblico di tutto il mondo (si dice che ne siano state vendute ben 17 milioni di copie, 1.3 in Italia), e molti si sono interrogati sulle sue cause.

Non è un bel libro, neanche come libro di genere. La scrittura è approssimativa, il romanzo non ha spessore di alcun tipo, ma piace, tutti lo leggono e c’è anche chi prende sul serio le sue corbellerie storico-filosofiche. E costruito come un feuilleton, a puntate, con ricapitolazioni che spingono avanti un’azione da detection e avventura sul tema della lotta tra due organizzazioni occulte che si contendono il Santo Graal, o meglio il segreto del Graal, che sarebbe quello delle nozze, concrete, tra Gesù e la Maddalena, donna di sangue reale, e infine della supremazia dell’elemento femminile androgino su quello maschile, tanto più rilevante perché siamo all’inizio dell’Era dell’Acquario, e le chiese del Dio maschile ne tremano!

La lotta tra il Bene e il Male è tra una tradizione esoterica, quella dei Templari, e una odiatissima chiesa il cui braccio armato è l’Opus Dei. E procede per rebus, indovinelli, sciarade, enigmi di cui il lettore, spinto dall’azione, finisce per dimenticare la decifrazione, ché un mistero lava l’altro. Modello non dichiarato: il feuilleton francese anche cinematografico e televisivo, i film alla Spielberg delle Arche Perdute, tanta chincaglieria New Age e New Fantasy ma soprattutto, soprattutto, l’opera del Venerabile Maestro Eco, Il nome della rosa.

Cercar di capire come questa zavorra rimescolata a tavolino da un piccolo giocatore d’azzardo produca un best-seller di tale vastità non è facile, ma alcuni punti fermi ci sono e proveremo a elencarli disordinatamente: il disorientamento dei nuovi tempi, il bisogno di consolazioni extrastoriche e pseudoreligiose, l’antico riscatto della mediocrità delle esperienze individuali nella fantasticheria avventurosa, il rifiuto di porre le proprie speranze in un aldilà o in un’altra parte del cosmo (di cui la fantascienza muore per incapacità di ipotizzare futuri non già ipotizzati).

Infine: la delega a supernavigatori del reale che “sanno”, la spiegazione di quel che accade devoluta a forze occulte e sette iniziatiche lontane da noi, e che contemplano al loro interno Fede e Finanza.Insomma, l’abbandono della speranza di poter controllare un pò del proprio destino individuale e la necessità di dar comunque un senso alla storia di cui si è membri e, più in generale alla disfatta dell’uomo. All’assenza d’utopia del nostro Duemila Dan Brown aggiunge un intruglio di sacro e profano e la rivincita di un paganesimo da fumetto. L’unica dichiarazione di ironica autocoscienza il libro di Brown la contiene a pagina 195 quando due personaggi, parlando del Graal dicono:

Ma con tutti quei libri sull’argomento perché la teoria (quella del Codice Da Vinci, appunto) non è conosciuta? Questi libri non possono cancellare secoli di storia, specialmente se questa storia è sostenuta dal più grande best-seller di tutti i tempi“.

Non dirmi che Harry Potter parla del Santo Graal?“.

Parlavo della Bibbia“.

Harry Potter appunto…

Il grande successo di fine novecento della letteratura per ragazzi, edito in Italia da Salani, cui solo la serialità toglierà forse la collocazione tra i classici del genere,  che non sono tantissimi e che, non a caso, vanno bene anche per gli adulti. Ma i romanzi della inglese signora Rowling hanno una qualità di scrittura, una comprensione del bisogno di fantasia dei ragazzini del nostro tempo, un senso della tradizione e un rispetto della cultura e delle sue responsabilità che non appartengono affatto all’americano signor Brown. Anche la Rowling è debitrice delle voghe new age, ma il suo mondo è decisamente altro, è memore di Peter Pan e di Mary Poppins, del fantastico che si dà per fantastico e non per rivelazione di ciò che si nasconde dietro la realtà, di interpretazione della Storia. Il mondo del reale non ci basta e non basta soprattutto ai ragazzini – i piccoli, ma più ancora quelli nell’età della pubertà, la più solitaria e difficile che ci sia – e allora: che il fantastico sia fantastico per davvero, che non si inquinino e che si colleghino i due mondi con la sensibilità (e la responsabilità e il rispetto) che sono appartenuti ai grandi elaboratori delle fantasie letterarie più ardite, da Welles a Verne, da Collodi a Stevenson, perché qui, su questa terra i giovani lettori dovranno tornare a crescere e ad agire.

Diverso il discorso per i Poe, i Dick, i Ballard, scrittori “per adulti” e analisti del delirio, del modo morboso di vivere la realtà e le mutazioni della realtà. Nei best-seller della letteratura per ragazzi c’è più rispetto del lettore perché vi resiste ancora, nonostante tutto, una componente pedagogica, mentre quelli per adulti giocano spudoratamente la carta dell’accertazione e della deviazione; la loro “pedagogia” e adultologia è destinata al puro commercio, e ha solo in pochi autori remore morali, preoccupazioni altre che il successo.

Tanti celebrati inventori di storie non sentono affatto la responsabilità che dovrebbe venir loro proprio dal successo, dalla capacità di cogliere i nodi di frustrazioni, debolezze, aspirazioni delle cosiddette “masse”. I più colorano di rosa la realtà, ma la schiera degli “spaventatori” aumenta, col noir e l’horror e altri derivati e commistioni. Ma forse i più ambigui – non meno bravi nel produrre la loro merce – sono quegli autori che ancora una volta, borghesemente, come al tempo di Conan Doyle e di Agatha Christie, giocano col crimine e si mettono dalla parte di un discutibile Bene ma affascinati da un ben concreto Male.

Si ha l’impressione che si legga di più, oggi; e che si legga di peggio, che la letteratura sia tornata ad essere soltanto un’evasione dalla mancanza di prospettive della realtà, che il suo aspetto di intrattenimento sia oggi meno innocente di ieri, più equivoco, più compromesso con le ideologie che confermano la nostra passività al peso del potere, più consono alla volontà di addormentare che a quella di ridestare. Perché il “popolo” non è più fatto di ceti sociali definiti, ma una montagna di consumatori solitari e non può più imporre i suoi gusti, ma solo farseli imporre.

Goffredo Fofi, “Codice” di procedura mentale, Il Sole-24 Ore, n. 36, 6 febbraio 2005, p. 34

I 100 Eroi dell’Ecologia

28 Novembre 2006 Nessun commento

GlencoeValley

Foto da Photocommunity

L’Agenzia per l’Ambiente del Governo Britannico ha pubblicato il rapporto 100 per Cent Green in cui presenta la classifica dei 100 ecologisti più influenti di tutti i tempi.

Al primo posto Rachel Carson, biologa e zoologa americana, che con il suo bestseller Primavera silenziosa, del 1962, lanciò il movimento ambientalista; al secondo l’economista E.F. Schumacher: il suo libro Small is beautiful, “Piccolo è bello“, del 1973 è considerato un testo fondamentale per la presa di coscienza ecologica. Terzo viene Jonathon Porritt, membro dei Verdi inglesi e Direttore di Friends of the Earth; poi viene il grande Sir David Attenborough, da tutti conosciuto per i suoi bellissimi documentari prodotti dalla BBC.

Seguono James Lovelock (5), Wangari Maathai (6), il principe Charles (7). L’ex-vice Presidente Al Gore è nono – anche per An inconvenient truth, segue Gro Harlem Brundtland (10) già Primo Ministro Norvegese e Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

SanFrancesco

Foto: Wikipedia

L’unico italiano è San Francesco d’Assisi (47), la motivazione: “Santo Patrono degli Animali e dell’Ecologia, ci ricorda di perseguire la pace e la giustizia nel mondo per porre fine a guerre, violenza, povertà ed oppressione sul nostro fragile pianeta”.

Fonte: UK Environment Agency

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Dio secondo Bruno

15 Ottobre 2006 1 commento

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Non conosco definizione più trascinante del Divino:

 

Se non ti fai simile a Dio, non potrai capire Dio;
perché il simile non è intellegibile se non al simile.

Innalzati a una grandezza al di là di ogni misura, con un balzo liberati dal tuo corpo;
sollevati al di sopra di ogni tempo, fatti Eternità: allora capirai Dio.

Convinciti che niente ti è impossibile, pensati immortale e in grado di comprendere tutto,
tutte le arti, tutte le scienze, la natura di ogni essere vivente.

Sali più in alto della più alta altezza; discendi più in basso della più abissale profondità.

Richiama in te tutte le sensazioni di ciò che è creato,
del fuoco e dell’acqua, dell’umido e del secco,
immaginando di essere dovunque,
sulla terra, nel mare, in cielo; di non essere ancora nato,
poi di trovarti nel grembo materno,
di essere quindi adolescente, vecchio, morto, al di là della morte.

Se riesci ad abbracciare nel tuo pensiero tutte le cose insieme,
tempi, spazi, sostanze, qualità, quantità,
potrai comprendere Dio.

Giordano Bruno – De Umbris idearum, 1570 ca.

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…e il mio spirito vola più alto e scende più in basso…
….e si mischia si sporca e scalda…
…si commuove del santo verme che crea la terra dalla cacca altrui
….e la sua cacca è nostra vita….
Ci vede Dio…
in Tutte le cose.

Natura e anima,

senza nessun no…

Amore

Ricchi e poveri in Roma

10 Ottobre 2006 Nessun commento

Divino

Nel Quattrocento è forte il divario fra le residenze nobilesche e la miseria delle altre, fra i Romani ben pasciuti e ben vestiti e i poveri, mezzi morti di fame, laceri, coperti di stracci. Del resto tale spettacolo è consueto nei centri occidentali e non dimentichiamo un episodio legato a Bordeaux e al suo sindaco. Questi nel 1580 riceverà un capo indiano venuto dal nuovo continente e lo farà interrogare per sapere cosa lo abbia colpito all’atto dello sbarco su terra francese, passando da Rouen. Per tutta risposta l’indiano soggiunge che non riesce a spiegarsi perché i poveracci tanto numerosi non prendano per la gola i pochi, fortunatissimi ricchi.

Il dato caratteristico di tante città lo è anche di Roma dove diseguale è la distribuzione delle ricchezze e abbondante è la miseria, dato questo sempre presente nei grandi agglomerati. Una caratteristica peculiare romana, evidenziata da Jean Delumeau, è quella di essere un centro quasi totalmente funzionale al papa. La popolazione, infatti, viene rapportata a lui. Migliaia di persone abitano un dedalo di viuzze collocate attorno a San Pietro, e cortigiani, preti, civili, artigiani, commercianti, militari, mendicanti fanno tutti conto sulla liberalità di un signore della terra e del cielo come il papa. Prosegui la lettura…

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2 foto dal passato Scuola media Scolopi 1980

6 Ottobre 2006 4 commenti

laClasse

Vediamo sopra un vero e proprio reperto archeologico appena fattoci pervenire da Roberto.

Ma ecco la foto iniziale restaurata del bravo fratello Riccardo!!!

…ed anche una foto perfettamente restaurata dai bravi fotoritoccatori!
scolopi
Riconosciamo in alto: Donato, Parpaglioni, Pagliari, Guragniella;

in piedi: Fagiolo, Garritano, Cristaldi, Buonaiuto, Torelli, Mastroleo, Fiorito, D’Ercole, Serra-Caracciolo, Cimicchi;

In basso: la bidella Maria, La Prof. Lestingi e l’assistente di fronte.

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