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I consumi energetici dell’esercito americano

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Foto da Fotocommunity

Energy bulletin pubblica un interessante articolo di Sohbet Karbuz sui consumi del settore militare statunitense in 15 punti.

Secondo il proverbio, i fatti sono molti ma la verità è una. La verità è che i militari degli Stati Uniti sono il più grande consumatore di energia nel mondo. Ma l’uomo saggio dice: “non confondere i fatti con la realtà” e la realtà è che neppure il Ministero della Difesa Americano (DoD) conosce precisamente dove e quanta energia consuma.

Questo è il Fatto Zero.

Fatto 1 – II consumo totale di energia primaria del DoD durante l’anno fiscale (FY) 2006 è pari a 1100 trilioni di BTU. Corrisponde a soltanto l’1% del consumo di energia totale degli U.S.A. ma la Nigeria, con una popolazione di più di 140 milioni, consuma (più o meno) altrettanto… I consumi di energia del DoD pro capite (524 miliardi BTU) sono 10 volte superiori a quelli della Cina 30 volte di quelli dell’Africa.

Fatto 2 – Il Defense Energy Support Center (DESC) ha venduto $13 miliardi di energia ai servizi del DoD in FY2006. Più della metà per l’aeronautica.

Fatto 3 – Il petrolio rappresenta più dei tre-quarti del consumo di energia trasportato luogo totale del DoD. Il carburante Jet per reattori (JP-8) rappresenta più del 50% del consumo di energia totale del DoD e quasi il 60% dei relativo combustibili da trasporto.
Come si vede nel Grafico 1 in basso, fra il 1985 ed il 2006, il consumo di energia è sceso di oltre il 60%. Tuttavia, la riduzione è venuta dal declino nel consumo di energia di costruzioni e impianti. Il consumo di energia dei veicoli è salito.

La notizia bruttissima è che anche se il DoD è fiero della riduzione del consumo di energia, in realtà il fattore principale dietro quella riduzione era la chiusura di alcune basi militari, la privatizzazione di alcune costruzioni e dell’affidamento in appalto di attività energetiche.

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Fatto 4 – I tre quarti dell’energia finale del DoD è consumato nei veicoli.

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Fatto 5 – Il DoD ha consumato l’equivalente di 97 milioni di galloni di benzina in veicoli non-tattici ed ha speso 238 milioni dollari.

Fatto 6 – I militari degli Stati Uniti hanno consumato quasi 180 milioni di barili (o 490 mila barili al giorno) di petrpetrolio nel 1985 in tutto il mondo. Nel 2006, il consumo di petrolio era sceso a 117 milioni di barili (o a 320 mila barili al giorno), malgrado le attività in Irak ed Afghanistan.

Fatto 7 – Se il fatto 6 è vero, come possiamo spiegare la discrepanza fra che cosa il DESC ha venduto al DoD e che DoD dichiara aver consumato? Più o meno, uno sono le vendite di petrolio e l’altro è il consumo di quello che è trasportato. Trattasi di variazioni di stock? Se fosse il caso allora dove ha immagazzinato il DoD oltre 15 milioni di barili in 2002, in 2003 e in 2006? O forse del petrolio consumato oltremare non è dichiarato?

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Fatto 8: Secondo il World Factbook della CIA ci sono soltanto 35 paesi nel mondo che consumano più petrolio del DoD.

Indovinate quanti paesi consumano più olio per capita che il DoD? Soltanto tre.

Fatto 9 – Quanto petrolio i militari degli Stati Uniti consumano all’estero? Non esiste nessuna stima valida. Secondo le mie valutazioni più pessimistiche circa 150 mila barili al giorno. Tenete presente che le statistiche ufficiali per il consumo di petrolio militare degli Stati Uniti non considerano quello non pagato.

Fatto 10 – Qualunque siano il valore reale dei consumi di petrolio militare degli Stati Uniti, esso non non risulta nella domanda mondiale di petrolio. Per maggiori spiegazioni vedere l’articolo #425 di ottobre 2004 del bollettino di ASPO.

Fatto 11 – Data l’intensita dei consumi dei mezzi militari diventa poco pratico parlare di consumo in miglia al gallone (mpg, lo standard in energetica NdT), per questo l’uso di combustibile nelle applicazioni militari è indicato in “gallone-per-miglio”, “gallone-per-ora” e “barile-per-ora”.

Esempi: il bombardiere B-52 consuma circa 3300 galloni l’ora, gli aerei rifornimento KC-135 e KC-10 rispettivamente 2650 e 2070 galloni l’ora. I caccia F-15 e F-16 circa rispettivamente 1580 e 800 galloni all’ora.

I veicoli corazzati hanno efficienza molto bassa. Per esempio il carro armato Abrams fa meno di 0.6 miglia a gallone e il Bradley meno di 2 miglia su un gallone di combustibile.

L’Humvee, che ha sostituito la jeep della seconda guerra mondiale due decadi fa, percorre soltanto 4 miglia al gallone in circuito urbano e 8 in autostrada. A titolo di confronto, il modello T della Ford faceva 25 miglia a gallone ed oggi una Ford Explorer fa 18 miglia a gallone.

FATTO 12: L’aeronautica americana nel 2006 ha consumato circa 2.6 miliardi di galloni di combustibile Jet: la stessa quantità consumata dagli aerei degli Stati Uniti della Seconda Guerra Mondiale (fra dicembre 1941 ed agosto 1945).

FATTO 13: Il GI americano è il soldato che consuma più energia mai visto sui campi di battaglia.

Nel numero di maggio 2005 di Atlantic Monthly, Robert Bryce ha dichiarato che la Terza Armata, comandata dal Generale Patton, ha circa 400.000 uomini ed usa circa 400.000 galloni di benzina al giorno; questo corrisponde a un gallone al giorno a soldato.

Secondo i miei calcoli (basati sulle truppe ufficialmente schierate e sulle statistiche del consumo di petrolio) questo dato è arrivato a 9 galloni al giorno a soldato schierato nella guerra di Vietnam, a quasi 10 galloni/giorno per la Prima Guerra del Golfo e a 15 galloni al giorno per soldato nel gennaio 2007.

FATTO 14: Il trasporto del combustibile ai consumatori non è limitato dai costi della logistica.

Dei 10 principali consumatori del campo di battaglia nell’esercito di Stati Uniti, soltanto 2 sono veicoli di combattimento (il carro armato Abrams e l’elicottero Apache). Gli altri otto trasportano combustibile e rifornimenti. Olte la metà del combustibile è consumata dai veicoli di appoggio, non veicoli agganciati da combattimento al fronte. I costi di logistica per trasportare il combustibile includono la gente, addestramento, piattaforme (lubrificatori, camion e velivoli autocisterna) e gli altro materiale ed infrastrutture. Quei costi possono essere dieci ed a volte centinaia di volte maggiori del costo del combustibile in se, secondo come viene trasportato.
L’esercito ha 40.000 truppe coinvolte nella distribuzione o nel movimento di energia. La componente in maggior crescita nei campo di battaglia è l’energia elettrica.

FATTO 15: Il pentagono forse non si preoccupa per l’ambiente, ma sta guidando la ricerca di energia rinnovabile sotto la bandiera dell’individuazione delle alternative al petrolio.

La Marina sta studiando sistemi alternativi di propulsione così come le proposte di blu marino tutto-nucleare. La base aeronautica di Nellis ha assegnato il 31 luglio 2006 un contratto per sviluppare il più grande sistema fotovoltaico del mondo; sarà di 15 Mw e fornirà circa un terzo dei bisogni di alimentazione della base.

Oggi, quasi 9% dell’elettricità usata dalle basi militari viene dalle fonti di energia rinnovabile e si progetta di arrivare al 25% entro il 2025.

L’aeronautica è il più grande acquirente di energia rinnovabile negli Stati Uniti e terzo il più grande nel mondo. Quattro basi dell’aeronautica contano interamente sull’energia rinnovabile per l’alimentazione.

Il Defense Energy Support Center è il singolo maggiore acquirente di biodiesel (composto di olio vegetale al 20% e di diesel all’80%) negli Stati Uniti.

Questo nuovo ambientalismo del Pentagono, tuttavia, non è miope ma realistico. Per esempio, i velivoli futuri di tutta l’aeronautica sotto acquisizione (F-22 Raptor, F-35 così come la nuova autocisterna di rifornimento di carburante aerea KC-X ecc) funzionano a petrolio. E rimarranno in servizio almeno fino al 2030.

Non ci potrà essere un esercito libero del petrolio prima del 2030. Ciò può sembrare un’esagerazione ma pensare appena alla flotta corrente (della Marina, dell’Aeronautica e dell’Esercito), sostituendo esso con quello petrolio-libero, tutti i problemi nella catena di logistica ed i soldi ha richiesto. Le brutte notizie sono che nel 2030 che saremo già nel Dopo Picco.

Il Blog di Karbuz.

Aggiornamento

La sintesi dell’articolo su qualenergia.it

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