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Pericolo di “bolla” del FV?

Foto| Kim Walker

Bisogna vivere come si pensa, altrimenti si finirà per pensare a come si è vissuto, Paul Bourget

Dal forum di Nuove Tecnologie Energetiche, riporto

Domanda di Mirco

Di ritorno in treno da ZeroEmissionRomemi è capitato di viaggiare con un signore semi-negazionista che fa il “Project & Energy Market”.

Pur convinto che io (e chi la pensa come me) sia un catastrofista, in quanto di combustibili fossili ce n’è ancora una enorme quantità (che viene tenuta nascosta), che militari ed imprese lasciano passare all’esterno solo informazioni finalizzate ai loro (spesso imperscrutabili) obiettivi, che si tengono nascoste tecnologie già fortemente innovative e rivoluzionarie e che fonti e scoperte vengono messe sul mercato solo quando le precedenti non rendono più a sufficienza, mi ha comunque pregato di avvertirlo perché desidererebbe ascoltare una mia conferenza.

Si fosse limitato a questo il resoconto dell’incontro di viaggio, non vi avrei informato di nulla ma nell’occasione mi ha spiegato che, a suo giudizio, non ci vorrà molto perché scoppi la bolla del fotovoltaico.

Il motivo starebbe nel fatto che ormai per i grandi campi fotovoltaici (da 1MW in su, i soli di cui lui si interessi) sono garantiti da polizze assicurative che coprono anche l’eventuale “mancata produzione” per tutto il periodo di vita. I costi non sono banali, ma poiché le agevolazioni sono elevate l’utile è garantito. Tanto le banche e le società assicurative si coprono a loro volta del rischio con le riassicurazione e trasferiscono sulla generalità dei cittadini gli eventuali costi subiti per le garanzie concesse.

Approfittando della situazione sono sempre più frequenti le installazioni d’impianti costruiti con materiale (celle) di bassa qualità. Oggi si usano in particolare prodotti indiani, ancor più scadenti di quelli cinesi. Costano molto meno e non preoccupa affatto la minore efficienza e l’alta probabilità che appena dopo qualche anno alcune celle comincino a deteriorarsi precocemente e l’impianto inizi a ridurre drasticamente la produzione: tanto c’è la polizza assicurativa che trasferisce su tutti la perdita dell’imprenditore.

Dalle sue parole ho avuto la sensazione che oggi, quasi quasi, potrebbero essere finanziati impianti fv con le celle pitturate su fogli di compensato.

Qualcuno aveva mai sentito storie come questa ? Pensate, pur ridimensionata, che racconti un pezzo di verità?

Mirco

Risposta di Luca

Ahimè Mirco ho la tua stessa sensazione e confermo che c’è in atto il rischio di una grossa bolla speculativa sulle rinnovabili che ci cadrà addosso come un macigno. Ieri a Lugo mi hanno chiesto cosa ne penso degli ambientalisti che si oppongono a un campo fotovoltaico a terra, ho chiesto “devo rispondere brutalmente? ” e risposto che fanno bene.
Il campo, pare, è di 65 ettari nel miglior suolo agricolo della zona, vedi.

Ho avuto anche personale esperienza di come ci sarebbe molto da dire e vedere nell’eolico su come vengono fatte le valutazioni del vento, a una persona che conosco hanno proposto 3 turbine da 200 kW dicendo che nella zona in base ai modelli c’è un vento di 5.7 m/s a 25 metri, messo un anemometro si stenta ad arrivare a 3 m/s….

Mi è anche capitato di sentire uno di Legambiente dire “mettete il fotovoltaico che rende più di un’obbligazione”. Si riferiva al rendimento economico, non all’indipendenza energetica. A me ha lasciato esterrefatto un’affermazione del genere. Ricordiamoci le obbligazioni Parmalat, BiPop Carire, Lehman Brothers ecc…

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