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Passaggio a Firenze

Ponte

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Perché ora democratici

Il significato dello scioglimento dei Democratici di Sinistra non è evidente e per molti l’operazione é inaccettabile. I comprensibili rimpianti, derivanti dalla lunga tradizione che caratterizza il movimento erede del Partito Comunista Italiano fondato nel 1921 da Antonio Gramsci, devono essere “sciolti” con argomenti che aiutino ad inquadrare la fase attuale, gettando una luce sul ruolo che necessariamente un partito deve avere nella gestione (vedi governo) del futuro.

Il Segretario Piero Fassino, nella relazione conclusiva, ha insistito sull’impegno nella realizzazione di “più” democrazia per caratterizzare il nuovo partito: un governo della globalizzazione, da realizzarsi dall’interno. Questo é e sarà “di sinistra”: né la ricerca del potere, né la sua contestazione, ma un cammino evolutivo degli elettori, unito a programmi di riforme coraggiose che rafforzino imprese e cittadini.

80 anni fa Gramsci colse come l’arretratezza dell’Italia avesse prodotto una moderna rivoluzione passiva, il fascismo, indotta anche dall’interdipendenza internazionale, ma prodotta soprattutto dalle classi dirigenti nazionali, manipolando le classi subalterne, in nome della retorica dell’orgoglio nazionale, del riscatto storico, al grido di “più libertà”. Errori da non ripetere, puntando sull’integrazione, le reti, i servizi. Oggi, come ai tempi di Gramsci, il paese vive di dinamiche nazionali e di influenze globali, é assurdo pensare a come analizzarle, guidarle e correggerle? L’output di un partito: giustizia effettiva e legalità capillare.

La società dell’informazione ci permette di beneficiare di una economia dell’informazione stessa, ora accessibile; i servizi pubblici tradizionali divengono il senso e la presenza tangibile di un’organizzazione statale. Scuole, ospedali, acqua, gas, telecomunicazioni saranno l’essenza stessa dello stato.

Ricordando che per un socialista giustizia é equità, in un mondo a rischio di catastrofe climatica e pervaso da gravi instabilità geopolitiche per il controllo delle risorse fossili di energia è imperativo attuare l’equiparazione tra “equo” e “sostenibile”, poiché i cambiamenti climatici e l’imminente picco del petrolio sono due facce della stessa medaglia.

Perché il PD

I fondamenti del socialismo classico si trovano nell’analisi della struttura economica, l’organizzazione delle aziende, la rappresentatività dei governi. L’analisi delle conseguenze dei primi due nella vita dei cittadini/operai hanno portato a programmi politici di rinnovamento di tipo graduale o rivoluzionario, in varie forme e fasi.

Oggi i cambiamenti della società, effettivamente interconnessa in tutti i suoi aspetti (dal web alle migrazioni) non possono non implicare un cambiamento dalla tradizionale prospettiva di difesa degli interessi dei lavoratori. Questo non vuol dire meno regole per la tutela dei salari e della sicurezza del lavoro, soprattutto per lavori pericolosi, usuranti o precari. Significa cogliere le opportunità che nascono dai cambiamenti di sistema, al livello dell’organizzazione industriale, dei servizi ad imprese e cittadini, della mobilità ecc..

La prospettiva necessaria da adottare deriva innanzitutto dalla duplice sfida dei cambiamenti climatici e dall’esaurimento delle risorse. Per troppo tempo infatti i partiti di destra e di sinistra hanno creduto acriticamente nel dogma della crescita, che oggi viene strutturalmente messo in discussione. “Di più” é sempre significato “migliore”, ma oggi questa visione quantitativa rivela tutti i suoi limiti sia al livello del quartiere che della geopolitica globale.

L’elettore del Partito Democratico non potrà esimersi dall’adottare una prospettiva più olistica, e strutturalmente “sostenibile”, nel suo scegliere ed agire. Concretamente il PD dovrà favorire la presa di coscienza che ogni azione (e modo di produzione) ha delle conseguenze, sia dalla prospettiva dell’industria estrattiva, che a monte esaurisce materiali ed idrocarburi, sia da quella della contabilità ambientale, che quantifica l’impatto degli scarti e dello scarico nell’atmosfera (e nelle discariche), dei materiali e dei carburanti, a valle dei nostri consumi.

Senza pretendere che ogni italiano sia perfettamente conscio del ciclo di vita di ogni prodotto, una nuova politica “di sinistra” dovrà essere realmente sostenibile. In tale senso il messaggio del nuovo soggetto politico dovrà cercare di formare un homo novus, che riesca a vedere oltre l’assioma equo = etico, educandolo a vedere etico = sostenibile. Una politica che rispetti ambiente, energia e risorse per le nuove generazioni può inoltre trovare dei validi fondamenti storici nelle tradizioni classiche spirituali, compresa quella cristiana, che vedono nella natura e nei viventi il riflesso del divino e comunque della spiritualità.

“Democrazia” acquista quindi di significato se riesce a produrre quei cambiamenti che preservano lo stato, nel senso di spazio vitale organizzato, sia per l’economia che per il piacere nel tempo libero, in una fase di transizioni epocali che, libere da regole, conducono a maggiori difficoltà e minori libertà, proprio perché caratterizzate da maggiore scarsità di risorse e servizi a beneficio della popolazione, in quanto escluse dalla sola prospettiva economica, che ad essa non guarda.

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