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Marx e la Religione

Ho ritrovato la tesina della maturità (Liceo Mamiani)…dove si poteva scrivere:

Il marxismo spinge al limite l’altruismo: “donare la vita per l’altro in nome dell’amore” vuol dire vivere intensamente la vita e le lotte di ogni giorno, per la liberazione dell’umanità: questo è il comunismo.

 Foto | Mihaela Atasiei

Premessa

La filosofia che si elabora in Germania tra gli anni ’30 e ’40 dell’800 è all’ombra del grande Hegel. Grande era l’entusiasmo e numerosi i dibattiti sul tema del rapporto tra filosofia e religione suscitati dal suo rivoluzionario pensiero.

Sin dai primi anni liceali, Marx mostra tendenze anti-reazionarie un esempio il suo rifiuto di visitare il professore di latino dopo gli esami perché notoriamente conservatore), che gli erano derivate sia dalla tradizione di famiglia sia dall’influsso che il carismatico professor Wyttenbach, inviso al governo per le sue antiche simpatie giacobine, esercitò su di lui.

Queste “tendenze”, in ogni modo,acquistano ben altro spessore allorché Marx entra all’università e con la frequentazione del Docktorclub berlinese, una ‘associazione di intellettuali ove alla severa critica contro il sistema politico si univano veri e propri atteggiamenti goliardici (vedi gli arresti per schiamazzi notturni).

Questi giovani, promettenti, intellettuali erano stimolati positivamente dal pensiero hegeliano, visto da loro come inizio per la costruzione di un migliore ordine politico e sociale. C’era molto di giovanile e di ingenuo; una pura e disperata fiducia nella possibilità di completare da sinistra l’equivoco sistema del grande maestro.

Il complesso della dottrina di Hegel – dice Engels – lasciava uno spazio considerevole per le più differenti concezioni pratiche di partito. Principalmente due campi quindi nella Germania teorica di quel tempo: la Religione e la Politica. Coloro che diedero maggiore importanza al sistema onnicomprensivo furono i “conservatori” (la destra hegeliana o i “vecchi hegeliani”, secondo Stirner); coloro per cui l’essenziale era il metodo dialettico abbracciarono, invece, idee politiche di opposizione o di contrasto all’autoritarismo vigente.

I giovani hegeliani, spinti da insoddisfazioni e istanze critiche, per seguire i loro scopi, si sono dovuti sottrarre all’ordinamento borghese cacciati da scuole e nazioni, riducendosi al lavoro di traduzioni o di giornalismo spicciolo, sommersi dai debiti.

Furono insomma delle “vite deviate, delle esistenze fallite” (Löwith), che sotto la costrizione dei rapporti sociali espressero giornalisticamente le loro conoscenze erudite, ma anche gli attacchi e le ripicche, come un gruppo di fratelli-nemici, in un gioco continuo e mutevole di alleanze egoistiche.

Sembra quasi che essi abbiano subito fisicamente i contrasti e le lacerazioni formatisi nel sistema hegeliano dopo la loro stessa critica.

(Se vuoi) continua a leggere: Marx_e_la_Religione_1987

Approfondimenti | Rampini e Krugman – Marx a Wall Street

Nicholas Georgescu-Roegen 1993 – Looking Back

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