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Partito

21 Aprile 2010 Nessun commento


Foto | Branislav
Vincenzo Cerami, in Partito delinea, credo bene, le opzioni del PD, con visione realistica delle passioni politiche e tradimenti dei militanti. Il pensiero dell’elettore è stretto in una dialettica complessa ed asfittica tra allargamento del consenso e ricerca di ideali identitari; con i rispettivi rischi di annacquamento/buonista/trasformista e fossilizzazione ideologico-nostalgica.

Vediamola l’Italia, frantumata geograficamente e tra classi e settori socio-economici, al fine di incarnare ragioni e forze vitali e di cambiamento – essere sinistra – o morire. Cerami lo dice descrivendo le dinamiche dubbie che hanno caratterizzato la fragilità della sinistra in Italia negli ultimi anni. Le strategie (poco strategiche), ad esempio dice:

Oggi daremmo oltremodo ragione a chi ha detto che se si vogliono mantenere le proprie opinioni bisogna cambiare spesso partito.
Ma ha ragione anche chi pensa che, per partito preso, si può restare sempre nello stesso partito, purché questo cambi spesso opinioni.

e continua,

Così, nel viavai di chi entra e di chi esce, si può continuare a difendere lo spirito di fedeltà alla bandiera e di appartenenza a una famiglia. Si può continuare ad affermare che è un traditore colui che lascia il nostro partito per entrare in un altro, e che è invece un convertito colui che lascia un altro partito per entrare nel nostro.
Nei partiti moderni succede che gli iscritti hanno tutti la stessa opinione di chi comanda, oppure tutti hanno un’opinione personale, ma non comanda nessuno.

Questo fenomeno trasformistico mi fa direttamente pensare all’inseguimento dell’elettorato, generalizzando programma e producendo vaghe dichiarazioni. Un fenomeno comune a molti autorevoli esponenti politici. Esiste in politica, da circa 20 anni, una fallimentare (non) strategia adottata da ambiziosi di ogni orientamento fatta di pura gestione del potere tramite eterna questua di consenso. Senza nessuna idea, nessuna visione.

E’ tutta fatta di assunzioni di comunicatori, di giri di consulenti, ghost-writers ecc. Il fine di questa trasversale classe politica è restare al palazzo, moderare, allargare, chiamarsi “riformisti”.

Nel caso della sinistra, rendere riformista il PCI prima, il PDS, i DS e il PD ora. Si è così prodotto un amalgama mal riuscito di social-democratici molto democristianizzati senza quasi nulla di nuovo. Senz’altro nulla per i figli di entrambi.

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