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Il sogno

L’abitudine è figlia della pigrizia e madre della costanza M.J.de Larra

Questi tre riferimenti si riferiscono a tre diverse dimensioni. Lo spazio, la velocità e come fare soldi. O meglio:

1) l’organizzazione dello spazio (architettura ed urbanistica);

2) lo spazio-tempo della mobilità (e relativa sostenibilità) dettato dal bene/male primario di oggi: l’auto

3) l’agire dell’uomo nello spazio-tempo: il comportamento economico (e relative teorie/dottrine/ideologie/guerre).

Senza troppi contorsionismi linguistici, ma richiedendo al lettore un minimo di interdisciplinarità, vediamo cosa dicono e – soprattutto – come si collegano i tre articoli.

Nel primo Fofi commemora Colin Ward, esponente del movimento anarchico e autore de Il bambino e la città. Un uomo che pensava che il bambino è maestro. L’articolo parla di spazio, e condanna duramente gli sciagurati interventi di alcuni architetti di rango per darsi una visibilità con monumenti firmati e scollegati dal contesto.

E’ sempre questo l’errore: guardare le cose singolarmente e non le loro connessioni. Statica vs. dinamica.

Secondo Fofi (e io concordo) l’urbanistica è morta e l’architettura ha fallito nell’organizzare lo spazio. Ricordando Ward, Fofi compie un sublime legame tra palazzi ed automobili:

Anni fa Enzensberger scrisse, scandalizzando alcuni, che gli architetti sono diventati i peggiori nemici dell’uomo moderno. Non direi che avesse torto, a giudicare dalle gabbie in cui essi ci costringono, dalla loro accettazione delle regole imposte dai costruttori e da altri “padroni della città”, primi fra tutti i fabbricanti di automobili. (A loro unica giustificazione, l’amore che “l’uomo moderno” sembra avere per le sue “moderne” gabbie primarie: l’appartamento in mezzo a migliaia e migliaia tutti uguali e ugualmente barricati, e l’automobile, che è una prigione più piccola e ancora più soffocante.

…e lo spazio è divenuto caotico, entropico. Un brodo caldo e marcio. Non vitale. Dove ci si evita, si suda, si respira aria malata, perché si corre in macchina da un punto all’altro. Fregandocene dello spazio che attraversiamo. Da quì a lì. E basta. Più veloci possibile. In linea, senza guardarsi intorno, rallentare, sentire, odorare….Ricordiamoci della città invisibile Zenobia…disegnamo le corsie sulle strade, (dove possibile) osiamo diminuire la segnaletica, andiamo a 40kmh

Questo ci porta alla seconda dimensione e all’articolo di Borgomeo: la mobilità, oggi assicurata da auto bugiarde, gassose. Auto che non solo hanno tradito la promessa di libertà (sempre riproposta nelle continue reclame in mezzo ai filari di cipressi, che interrompono i film), costringendoci a passare ore fermi al loro interno (minando portafoglio ed equilibrio psichico), ma continuano anche ad inquinare terribilmente i polmoni e l’atmosfera (anche con i pneumatici). Infatti, per i polmoni, i filtri non funzionano: frammentano in PM1 (non misurabili e più pericolose) le PM10. Inoltre, le auto mentono sui consumi l‘efficienza è ferma e tutto il petrolio che bruciano causa i cambiamenti climatici…

Il problema di tutto questo [inganno] è il solito: la metodologia dei test: la legge – in vigore in ben 50 Paesi – prevede che i consumi e le emissioni di CO2 per tragitti in città e su strada siano calcolati simulando il viaggio delle macchine su RULLI per un tempo complessivo di 1.180 secondi, circa 20 minuti: per 780 secondi si misura il consumo nel percorso urbano, per 400 secondi quello di un viaggio extraurbano; per un tempo massimo di 10 secondi si raggiunge invece la velocità di 120 chilometri orari. Condizioni inesistenti. Anche perché le case costruttrici hanno la possibilità di effettuare questi test con aria condizionata spenta e con modelli completamente privi di accessori, quindi in realtà non in vendita.

…e, inesorabilmente 1 litro di benzina = 2,3kgCO2 (1 di diesel = 2,8 kgCO2).

Siamo pieni di macchine! …non è con gli incentivi che rilanceremo l’economia, ma con i treni e la banda larga.

L’economia: il terzo articolo.

Come l’auto, l’economia neoliberista non conosce confini. Invade la politica e la società. Crede in un naturale equilibrio dei processi di produzione, scambio e consumo (che gli interventi pubblici frenerebbero). Qui se ne parla in bioeconomia, ma il punto posto da Gallino è l’intrusione sistematica di quella che definisce una vera e propria ideologia tirannica, che tende a permeare ogni sfera della società. In nome di un ordine spontaneo.

Si intravede la tanto mistificata mano invisibile di Smith, un’altra visione “ostinata e contraria” considera il disordine crescente. Non si tratta di pessimismo, ma di un filone che nella teoria economica si riferisce a Mathus, Ricardo e Jevons (vedi KrugmanIl bioeconomista). Dice Gallino:

[Secondo i neoliberisti] occorre impedire che lo stato, o il governo per esso, interferiscano con l’attuazione e il buon funzionamento di tale ordine. Si tratta di un argomento che viene da lontano, poiché fu usato almeno dal Seicento in poi per contrastare il potere monocratico del sovrano; applicato ad una società democraticamente costituita, esso si trasforma nella realtà in un argomento contro la democrazia. Parallelamente, il neo-liberalesimo è una teoria economica, in conformità della quale le politiche economiche debbono fondarsi su un paio di assiomi e sulla credenza in tre processi perfetti. Gli assiomi stabiliscono che lo sviluppo continuativo del Pil per almeno 2-3 punti l’ anno è indispensabile anche alle società che hanno raggiunto un discreto stato di benessere allo scopo di continuare ad assicurarselo; a tale scopo è pertanto necessario un proporzionale aumento annuo dei consumi, ottenuto producendo bisogni per mezzo di merci e comunicazioni di massa. I tre processi la cui esistenza ed i benefici effetti non ammettono discussione sono: i mercati si autoregolano; il capitale affluisce dove la sua utilità è massima; i rischi (quali che siano: di insolvenza, di caduta dei prezzi, di variazioni dei tassi di interesse ecc.) sono integralmente calcolabili.

Non sono calcolabili. E aumentano. Quello che si può (e proporrò di fare) è aumentare la robustezza del sistema e di noi, gli individui. A livello individuale, si inizia evitando la pigrizia motoria, alimentare e psicologica. Le città devono creare spazi alternativi all’auto (1 metro di spazio vitale), non è una questione di destra o di sinistra, prima si crea una rete di tram e ciclabile meno asma avranno piccoli e grandi. La cultura di massa ed accademica ha il compito di proporre un homo novus, più adatto (darwinianamente) all’ambiente e, soprattutto, più felice. Questo processo fisico e culturale determina le condizioni affinché il processo economico evolva. Nuovi interessi di nuove categorie sociali. NON DESIDERI. Le economie devono basare il loro funzionamento sui flussi (sole e vento) in luogo degli stock (petrolio e minerali). Un ponte sembra arrivare...

Una preghiera laica Al proprio spirito..

Buonasera

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