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Cyclopolis 3 – La velocità, una dottrina politica secondo Ivan Illich

La velocità, una dottrina politica secondo Ivan Illich

Ivan Illich (Vienna 1926-2002) avrà un approccio più globale della automobilizzazione della società occidentale. Le sue considerazioni sulla velocità reale dell’auto, o del tempo perso su questo macrosistema dei trasporti, diventerà uno dei passaggi più celebri di questo critico prolifico della civiltà industriale. Egli metterà in luce l’impatto delle tecniche, e soprattutto quello dell’automobile, sulla vita dei suoi contemporanei per assicurare loro la mobilità:

L’americano tipo dedica ogni anno alla propria auto più di 1500 ore: ci sta seduto, in marcia e in sosta; la parcheggia e va a prenderla; si guadagna i soldi occorrenti per l’anticipo sul prezzo d’acquisto e per le rate mensili; lavora per pagare la benzina, i pedaggi dell’autostrada, l’assicurazione, il bollo, le multe. Ogni giorno passa quattro delle sue sedici ore di veglia o per la strada o occupato a mettere insieme i mezzi che l’auto richiede. E questa cifra non comprende il tempo speso in altre occupazioni imposte dal trasporto: quello che si trascorre in ospedale, in tribunale e in garage; quello che si passa guardando alla televisione i caroselli sulle automobili […]”

E’ sulla scia delle tre pubblicazioni di Illich su Le Monde nel 1973 che si fondano le prime associazioni di difesa dei ciclisti urbani, come nel 1975 “Il mondo in bicicletta” a Montréal. Energia ed equità, l’opuscolo di 58 pagine che egli pubblicherà in seguito, segnerà profondamente la riflessione sull’onnipresenza dell’auto nella società occidentale. Le analisi che vi si trovano sui limiti del progresso tecnico nel campo dei trasporti saranno riprese dai militanti.

Illich sostiene che al di la di una certa soglia il consumo di energia aumenta a discapito dell’equità. Egli scrive: “Più l’energia abbonda e più il controllo di questa energia è mal ripartito. Non si tratta di un limite della capacità tecnica alla migliore ripartizione del controllo dell’energia, ma dei limiti iscritti nelle dimensioni del corpo umano, dei ritmi sociali e dello spazio vitale“.

Paradossalmente, la bicicletta, strumento efficace ma individuale di trasporto in città è al centro di una lotta sociale per il miglioramento della collettività. E’ anche una lotta per una società del tempo libero, poiché, dice: “l’americano medio passa quattro delle 16 ore in cui è sveglio a guidare la sua auto o a mettere insieme le risorse necessarie per utilizzare questo mezzo di trasporto“.

Secondo alcuni, Ilich si avvicina all’organicismo di Mumford e Geddes attribuendo un ruolo sociale vitale alle tecniche. Illich cerca di lottare contro quelle che ritiene delle illusioni prodotte dalle innovazioni nel campo della mobilità. Senza un’analisi rigorosa l’osservatore si lascia ingannare dalle apparenze. La credenza vuole che velocità sia sinonimo di mobilità, dunque a maggior libertà. La realtà empirica dimostra che non è sempre così. Sfidando il pensiero dominante fino alla provocazione, Illich scrive: “Tra gli uomini, dei rapporti sociali produttivi vanno alla velocità di una bicicletta e non oltre“.

Capofila della cultura antiproduttivista post-sessantottina, e quindi fondatore (“artisan“) dell’ecologia politica, Ilich abborda il tema della mobilità parlando di quello che costituisce, secondo lui, la quarta rivoluzione nel mondo dei trasporti: il cuscinetto a sfera. Grazie a questo, il coefficiente di attrito si è ridotto mille volte. Aggiungendo appropriatamente un cuscinetto a sfera in una macina neolitica, un Indiano può macinare oggi tanto grano in una giornata quanto i suoi antenati in una settimana. Il cuscinetto a sfera ha reso possibile anche lo sviluppo della bicicletta, vale a dire l’uso della ruota al servizio della mobilità per mezzo della forza muscolare umana. Il cuscinetto a sfera è qui il simbolo di una rottura definitiva con la tradizione e delle direzioni opposte che lo sviluppo può prendere. La bici eleva la mobilità autogena dell’uomo a un grado superiore, al di là del quale non esiste in teoria progresso possibile. All’opposto la “cabina individuale accelerata” ha reso le società capaci di impegnarsi in un rituale della velocità che progressivamente le paralizza.

Troviamo in Illich una teoria sullo sviluppo, sullo spirito della scienza e della tecnica (come uno Spirito delle Leggi in Montesquieu), una dottrina politica in cui uno degli elementi determinanti è la velocità. La velocità è un passaggio obbligato dello sviluppo ma, per servire la democrazia, deve essere governato dato che ha il potere di strutturare la società. Lo sviluppo urbano conferma in modo spettacolare questa ipotesi.
La sinergia di tre invenzioni, il cuscinetto a sfera, la ruota a raggi ed il pneumatico hanno un posto eccezionale nella riflessione di Ivan Illich:

Le invenzioni del cuscinetto a sfera, della ruota a raggi tangenti e del pneumatico, messe assieme, si possono paragonare solo a tre altri eventi della storia del trasporto. L’invenzione della ruota, all’alba della civiltà, tolse i pesi dalle spalle dell’uomo e li depose sulla carriola. L’invenzione, e la contemporanea applicazione, durante il Medioevo europeo, della staffa, della bardatura e del ferro di cavallo aumentò sino a cinque volte l’efficienza termodinamica del cavallo e rivoluzionò l’economia dell’Europa medievale: rese possibili arature frequenti, e quindi la rotazione delle colture agricole; mise a portata di mano del contadino campi più lontani, permettendo così ai proprietari di trasferirsi dai casali di sei famiglie ai villaggi di cento, dove potevano vivere intorno alla chiesa, alla piazza, alla prigione e, più tardi, alla scuola; favorì la coltivazione delle terre settentrionali, spostando il centro del potere nei paesi a clima freddo. La costruzione, a opera dei portoghesi del Quattrocento, delle prime navi alturiere, sotto l’egida del nascente capitalismo europeo, gettò le solide basi di una cultura e di un mercato estesi a tutto il globo. L’invenzione del cuscinetto a sfere avviò una quarta rivoluzione. Questa differiva sia dalla rivoluzione, sostenuta dalla staffa, che aveva messo il cavaliere in groppa al proprio cavallo, sia da quella, sostenuta dal galeone, che aveva ampliato l’orizzonte dei marinai del re. Il cuscinetto a sfere aprì una vera crisi, un’autentica scelta politica: creò la possibilità di optare tra una maggiore libertà nell’equità e una maggiore velocità.

Oggi in Occidente l’integrazione della bici alla rete dei trasporti è limitata dall’onnipresenza dell’automobile in città e dalla scarsa attenzione accordata dalle autorità. Simbolicamente, la bicicletta è percepita come il mezzo di trasporto dei poveri, o dei bambini.

Mentre si è cominciato ad accettare, come condizione per sopravvivere fisicamente, qualche limitazione ecologica al consumo energetico massimo pro capite, non si arriva ancora a vedere nell’impiego del minimo possibile di potenza il fondamento di una varietà di ordinamenti sociali che sarebbero tutti moderni quanto desiderabili. E tuttavia solo stabilendo un tetto all’uso di energia si possono ottenere rapporti sociali che siano contraddistinti da alti livelli di equità L’unica scelta attualmente trascurata è la sola che sia alla portata di ogni nazione. E’  la sola strategia che permetta di usare una procedura politica per porre limiti al potere anche del più motorizzato dei burocrati. La democrazia partecipativa postula una tecnologia a basso livello energetico; e solo la democrazia partecipativa crea le condizioni per una tecnologia razionale“.

Brani di Illich da http://www.altraofficina.it/ivanillich/

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